Una valle che sta rifiorendo

Topi, la primavera è tornata e si vede!

Basta uno sguardo fugace ai clivi, ai bordi delle strade e dei sentieri per accorgersi del fermento che già brulica ovunque.

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I boschi sono spogli, a prevalere sono ancora le tinte del marrone, ma già si scorgono i sintomi dei questa nuova stagione che tutto rinnova.

Tra le foglie secche adagiate al suolo a formare un tappeto scricchiolante emergono fiori coloratissimi, piccoli, quasi timidi. Sono l’annuncio della bella stagione, quella che gli uccelli sui rami cantano già da qualche settimana.

viole

Viole e primule sono protagoniste indiscusse di questo periodo. E i loro colori sono simboli importanti di questo momento dell’anno, messaggi nascosti ai quali porre attenzione. Il viola è collegato allo Spirito, alla magia, e quale incantesimo migliore può esserci di quello che si concretizza in un fiore dopo i rigori di una stagione fredda e all’apparenza inclemente? Il giallo, invece, simboleggia la luce del sole, il calore che inonda la terra… e ancora una volta Madre Natura ci regala bei messaggi, travestendoli sotto forma di petali ed elementi a lei cari.

primule

Ma non è solo la natura a rifiorire in questo periodo, credo ve ne renderete conto anche voi.

Nel mio gironzolare, scatta qui e scatta là, sono venuta a conoscenza di una rinascita parallela a quella del mondo naturale che sta interessando la mia amata Valle e i suoi abitanti.

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C’è fermento, infatti. C’è voglia di creare novità e di riportare alla luce i gioielli di pietra che compongono questa corona che è la Valle Argentina.

Mi è giunta voce che c’è l’intenzione di ripopolare i magnifici luoghi che con gli anni sono stati segnati dall’abbandono, di far conoscere ad altri topi lontani le bellezze di questa terra selvaggia che ha molto da offrire. E a me vibrano i baffi di gioia, che devo farci? Sono una topina innamorata del suo territorio, un amore nato tanto tempo fa e che queste notizie non fanno altro che alimentare.

triora borghi più belli d'italia

Sono sorte nuove attività, nuovi progetti, nuove realtà, nuovi sogni e chissà quanti altri ne vedranno la luce prossimamente. Intanto la Valle Argentina rifiorisce, con la candidatura delle Alpi Marittime che le ornano la fronte a patrimonio Unesco, con ben due paesi nominati borghi più belli d’Italia – Triora e Taggia -, con iniziative che intendono ridare vita a certi luoghi, come accade a Montalto, in cui si cercano artisti e artigiani d’alto livello che aprano botteghe e diano il via a scuole di apprendimento come quelle che c’erano un tempo. O a Carpasio, dove si vuole ridare vita al Museo della Lavanda.

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C’è chi sogna gemellaggi importanti: Triora e Salem, lontane nello spazio ma rese vicine da un passato in comune.

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C’è chi sta lavorando per creare bei luoghi in cui far sostare e riposare i topi più anziani, dando lavoro anche a nuove famiglie.

Qualcuno si sta impegnando per far tornare la vita sui pascoli e i terreni ormai in disuso da tempo, ci sono sogni grandiosi per costruire offerte turistiche adeguate e forse, chissà, un giorno sul Saccarello si arriverà più agevolmente, con sentieri vecchi e nuovi al tempo stesso o addirittura via cavo. E se anche tutto ciò non accadesse, si nota comunque l’impegno, il cuore di un popolo che vuole rinascere.

Saccarello

Ma non finisce qui, eh! No, no! Qualcuno sta addirittura girando riprese a sfondo fantasy in un territorio che – ve l’ho già detto tante volte – si presta molto bene a questo genere di cose. (A questo proposito, ringrazio Claudio Cecchi per la seguente foto)

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Ci sono associazioni che stanno dando largo ai giovani, ai talenti di questa Valle incastonata tra il mare e le montagne. E ci sono borghi che rinascono, nei quali si sono stabiliti giovani famiglie e sono venuti alla luce già piccoli topini, com’è accaduto a Glori.

Come vedete, topi miei, la mia è una Valle traboccante di vita e questa primavera che sboccia ovunque non fa che ricordarcelo. Tutto è un ciclo, un’evoluzione continua. Alla vostra Topina piace pensare che, nonostante siano in molti a mugugnare, la Valle Argentina rifiorirà presto. Molto presto.

Un bacio profumato a tutti voi!

Perallo, il borgo che ama raccontare

È una strada ombrosa, quella che ci porta nel minuscolo borgo di Perallo.

E’ breve, in salita e in mezzo alla macchia, anche se asfaltata.

Passa sotto a castagni e acacie, donando frescura e mostrando campanule e margherite.

Le rocce sono ricoperte da muschio proprio a causa dell’umidità offerta dal fiabesco sottobosco e da un’acqua fresca che scende veloce in un canale, passando anche per la piccola fontana di Riella.

Il borgo di Perallo è poco conosciuto, pur facendo paese assieme a Moneghetti e ad altre frazioni sparse qua e là. Oggi ci vivono solo due abitanti, il signor Augusto e sua moglie Anna, ma un tempo erano ben 600 le persone che popolavano questi luoghi.

C’era la scuola, l’Osteria, il Tabaccaio… tutto quello che poteva servire in un vero paese, insomma.

Ogni weekend, la gentilissima signora Mirella diventa il terzo abitante e, soprattutto nel periodo estivo, parenti e amici salgono in Valle a rilassarsi in queste meravigliose zone e partecipando alle diverse sagre nei dintorni.

Perallo si apre ai margini del bosco, regalando una vista mozzafiato su Andagna, Molini e Triora. Visti da qui hanno il loro fascino, così come ne ha il luogo in cui mi trovo. Perallo è un gioiellino, con le sue viuzze strette e i suoi carruggi nei quali il sole non riesce a penetrare.

In alcuni angoli, infatti, le mucillagini ricoprono come un morbido tappeto scalini, rocce e pareti, ma nelle zone più aperte ad accogliere i raggi della Stella Madre lo sguardo può ricevere i colori di piante e fiori.

Qualche micio assonnato dalla calura estiva apre un occhio e mi guarda come a dire “De chi ti sei a fia tü?” (di chi sei la figlia?), come a valutare se mi conosce o, altrimenti, che caspita ci faccia io lì.

Un piccolo piazzale, davanti alla chiesa dedicata alla Madonna di Laghet, permette di sedersi su ceppi di castagno e ammirare il panorama godendo del riparo degli Ippocastani.

A uno di essi è appesa un’altalena e qui, un tempo, aveva vita la scuola nella quale molti bambini prendevano lezioni dalla maestra e dal parroco che, anni addietro, si prestava a svolgere diverse mansioni.

Ora la scuola è un edificio che, attraverso le targhe e le lapidi inchiodate alle sue pareti, racconta di personaggi che hanno dato vita a Perallo.

Oggi questa borgata vive ancora attraverso le sue ambientazioni e i tanti racconti delle tre persone che ho avuto il piacere di conoscere.

Mi hanno confidato memorie e permesso di visitare l’interno della chiesa che vi mostrerò in un prossimo articolo.

C’è tanto da dire su di essa. La signora Mirella mi accompagna a vedere il camposanto e l’adiacente chiesetta di San Giuseppe, risalente al 1929.

È tutto in miniatura. Molte lapidi sono vecchissime, mentre la chiesetta mostra al suo interno l’altare dedicato al santo e sfoggia un pavimento in ardesia lavorato a mattonelle esagonali nere e grigio perla. E’ ben tenuta ed è stata restaurata recentemente. Pensate: è più piccola di una camera da letto, molto intima e raccolta. Davvero carina!

Il breve sentiero che ci riporta al paese è praticato da gazze che schiamazzano allegre e da qui posso vedere altri scorci di Perallo.

Case e casette tutte attaccate, vicine, a formare un nucleo unito e dall’espressione familiare.

Il forno, pur essendo della signora Mirella, viene utilizzato anche da altri ed è simpatico da vedere. Ha una forma particolare e sulla facciata principale si legge appunto la scritta “forno” in stampatello ricoperta dalla nera fuliggine.

Il silenzio e la quiete regnano sovrani interrotti di tanto in tanto da qualche uccello o insetto per nulla fastidioso. Ci sono le rondini a volare nel cielo, qualcuna ha fatto il nido, proprio sotto il porticato della vecchia scuola, ma oggi, vista la stagione, è rimasto ormai vuoto.

Per giungere a Perallo occorre arrivare a Molini da Taggia, ma anziché proseguire per Triora, all’inizio del paese bisogna svoltare a sinistra in direzione del campo sportivo, imboccando la carrozzabile che conduce a Colle Melosa e a San Giovanni dei Prati. Si segue la strada che sale e, dopo qualche curva, ecco un tornate con l’insegna che riporta il nome del villaggio protagonista di questo articolo. Dalla strada non si scorgono le case, ma il cartello non si può non notare.

La piacevole atmosfera che si respira qui mi obbliga a soffrire leggermente nel momento in cui devo andare via. Ho incontrato tanta disponibilità, cordialità e umanità. Per non parlare della natura, così vicina qui a Perallo da incidere nei cuori la sua linfa vitale. Uno splendore.

Siamo alle appendici del Monte Stornina in un paesino tanto minuto quanto invece grande è la sua storia e la sua gente, che lo vive ancora nei propri ritorni al passato.

Gente che, ancora bambina, mungeva mucche e portava secchi pieni di latte a Molini, a piedi, e che con il mulo scendeva fino a Taggia trasportando materiale adatto alla creazione di orti. Qui a Perallo c’erano stalle molto grandi, un tempo, ed erano piene di animali da lavoro, i quali affiancavano l’uomo nel suo quotidiano. Di queste bestiole oggi non è rimasta traccia, tuttavia posso dire di averle conosciute attraverso le parole di Augusto e il ricordo della mula di suo nonno. Era intelligentissima: sapeva bene, a ogni metro di strada che percorreva, dove doversi mettere per far passare la vecchia corriera senza che questa potesse scontrare il carico straripante che si portava appresso. Quest’asina, quindi, sapeva considerare quanto spazio occupava per strada il suo trasporto, che fuoriusciva lateralmente dai suoi fianchi! Vi rendete conto?

Ora devo fare ritorno in tana, ma i miei tre nuovi amici mi hanno invitato a tornare e io non vedo l’ora. Eccoli, i tre guardiani di Perallo: persone squisite della mia Valle che mi hanno regalato una giornata fantastica. Grazie di cuore!

Da sinistra Augusto Mirto, Mirella Nocerini e Anna Mapelli.

E’ un vero Chitarrista

WP_20140710_001Oggi ha 14 anni.

L’ha presa in mano 3 anni fa. Lui.

Quando era più piccolo e gliela mettevo io in grembo, neanche voleva vederla. Giustamente.

Ognuno ha i suoi tempi. A volte certi tempi non si hanno mai.

Fatto sta che un po’ imitando mio padre, un po’ gli amici di Topomarito, ci trovammo un giorno ad un matrimonio e lui tenne il pubblico incollato a se, suonando “Il Tempo di Morire”.

Lui era topino e io una mamma super emozionata.

Oggi, dopo 3 anni, me lo vedo nella piazza del paese, davanti a tutti, senza vergogna e insieme a una band di veri musicisti, mentre suo padre canta, lui lo accompagna con la sua chitarra, nel blues e nel rock.

Ma in realtà riesce in ogni genere. Accompagna persino me, mentre mi do alla pazza gioia urlando a squarciagola le canzoni di Al Bano e Romina.

E lui è un chitarrista. Come diceva Ivan Graziani. Ed è un autodidatta.

E dopo due anni di chitarra classica, ha voluto quella elettrica per Natale.

Ma Caterina, non l’ha mai abbandonata anche se si allena molto con Rose e se la sciala in “Sweet Home Alabama” o “Fortunate Son”.

Bhè, fortunatamente, rinunciando ogni tanto all’amplificatore per la salute delle mie orecchie.

E io penso proprio di si. Che sia un vero chitarrista.

Perché uno che entra in casa e senza togliersi lo zaino dalle spalle ha già preso lo strumento in mano e lo suona, è per forza un vero chitarrista.

Perché uno che suona tutto il giorno e la chitarra cerca di portarsela anche a scuola convincendo i Prof. è per forza un vero chitarrista.

Oppure perché ci va a dormire assieme.

E riuscendo a sorpassare le prime difficoltà del barrè si…, è un vero chitarrista.

E penso sia proprio così oggi che, appena sente una canzone, si cerca da solo le note o le legge e riesce a farla in men che non si dica.

E perdonate quest’articolo – cuore di mamma -.

Ma una dedica al mio chitarrista, la volevo proprio fare.

E oggi…. Oggi ha chiesto a suo padre se poteva comprargli il supporto per l’armonica a bocca.

Si. Ci sarà da divertirsi nel Mulino.

E’ il mio chitarrista preferito…, il mio topino.

Bizzarre indicazioni

Cari topi, quando tempo fa vi avevo postato queste insegne che riportavano al tempo perduto, ho fatto venire in mente al mio caro amico Bruno, grande girovago, quante particolari indicazioni ha potuto vedere nel suo camminare e fotografare per il mondo.Berlin f E’ stato così, quindi, che con un sorriso mi ha inviato alcune delle bellissime e particolarissime insegne nelle quali si è imbattuto e devo dire che la maggior parte sono straniere. Noi italiani abbiamo poca fantasia? Forse, ma abbiamo molto senso della misura,Berlin h se vi ricordate questo mio vecchio post inerente ai ristoranti della mia valle. E non sto parlando solo di insegne da negozio, come queste prime immagini che vedete di Berlino e che indicano cosa vende la bottega di appartenenza… Si tratta anche di simpatiche curiosità, oppure opere d’arte che gli artisti amano mettere in mostra nel loro Paese. Una meravigliaBerlin Prenzlauerberg. Mi hanno talmente incuriosita, che ho deciso di rendere a Bruno un omaggio scrivendone un articolo.

Rimanendo a Berlino… i tedeschi sono proprio bizzarri, sapete? Oh, già! Guardate la facciata verde di questo palazzo: avete mai visto niente di simile nella vostra città? Berlino offre tante cose strambe. L’edificio si trova a  Prenzlauerberg, per essere precisi, e su di esso una mandria di mucche sgargianti pascolano su un prato verticale. Vi pare possibile? Buffo, davvero! E le pazzie dei tedeschi non sono finite, in Germania non si ci annoia.

QColonia aui, a Colonia, su un palazzo troviamo addirittura un gelato! Forse è caduto dall’oblò di un aereo, chissà… Povero, il bimbo che l’ha perduto! Cosa ne dite? Incredibile. Un domani, mi piacerebbe vederle dal vivo,  queste bizzarie.

Ma se i tedeschi sono al di fuori di ogni regola e ci stupiscono con le loro stranezze, i francesi, invece, sono molto precisi e previdenti! Eh, sì: ogni cosa è indicata bene e non solo per chi ha dieci decimi. Qui ad Annecy, infatti, questa storica e bellissima cittadina francese, i miopi, anche le mie amiche talpe possono stare più che tranquille. Guardate come è stata2008 3833 24 Annecy indicata la scuola! Che megalomania! Simpatica, però! Un righello e una matita, semplice e comprensibile da chiunque. Meglio di così…

Invece, cari topi, gira, gira e poi ancora gira, gira… alla fine noi italiani risultiamo essere sempre i soliti sentimentali legati al passato e all’importante storia che ci ha accompagnato fino ai giorni nostri. A Siena, ad esempio, una meravigliosa lastra di marmo bianco – una targa commemorativa – è appesa alla facciata di una casa che potrebbe sembrare normalissima, indica invece un avvenimento importanteSiena b: “Vittorio Alfieri e Francesco Gianni questa casa frequentarono cara aventi l’amicizia di Teresa Regoli Mocenni “. Quest’ultima fu una donna appassionata di cultura e sposa di Ansano Mocenni. Ecco come esaltare uno storico salotto letterario. E, sempre a Siena, un’ inquietante figura bianca si affaccia da una finestra scostandone la tenda. Impressionante. Chi sarà mai? Sembra un fantasmaSiena a e parrebbe proprio controllare qualcuno di sospetto. Ma spostiamoci, ora, usciamo dalla nostra bella Italia e andiamo a vedere cosa ci presenta il resto del mondo.

A Moustier St. Marie, un affascinante comune francese situato nel dipartimento delle Alpi dell’Alta Provenza, si vende olio e benzina per le auto, come altrove per giunta. Una cosa normale, insomma.Benzina Ma come si può fare per star sicuri di non rimanere mai senza questi due importantissimi prodotti? Be’, è molto semplice! Basta creare la lattina di scorta! E allora, eccovi quella di una meravigliosa Renoult d’epoca. Sulla lattina è scritto che è per veicoli senza cavalli ed è in vendita nelle drogherie! La cosa curiosa è che la drogheria ha mantenuto l’insegna che risale a quasi cento anni fa. Ma insomma, hanno o non hanno capito, questi signori, che siamo entrati nel nuovo millennio?!

A parte tutto, io le trovo molto divertenti e Bruno me ne ha mandate tantissime, daMoustiersndomi anche involontariamente dei bei consigli per dove andare a visitare posti nuovi, ricchi di storia e di cose belle da vedere. Ne è un esempio uesta invitante cameriera a Yvoire. Chi non si fermerebbe a mangiare in un posto così? Io ci andrei solo per la particolare insegna inventata. Questa anziana signora è più alta di me! 2012 P1010568 Yvoire

E a voi, topi, hanno colpito delle cose strane nei vostri giri per il mondo? Avete il ricordo di qualche bizzarra opera, o scritta che vi è rimasta impressa nella memoria facendo qualche viaggio? Io, ad esempio, sono circondata da quelle di una volta, come già vi avevo fatto vedere. Voi? Vi mando un bacione grande.

Grazie Bruno!

M.