La prorompente eleganza dell’Ortensia

Sono tanti i suoi colori. Il rosa, il fucsia, l’azzurro, il bianco, il verde… tanti e tutti meravigliosi. Non saprei quale scegliere.

L’Hydrangea, questo il suo vero nome, proprio grazie alla sua forma particolare, alle dimensioni che raggiunge e ai colori, è spesso la protagonista di belle opere in giardini e parchi.

Coltivarla infatti non è difficile ma ci vogliono alcune accortezze che, tra l’altro, ne determinano appunto il colore. La coltivazione in piena terra richiede clima fresco durante l’estate e sempre la mezz’ombra. Esige terreno di brughiera con aggiunta di terriccio di foglie e sabbia, neutro o acido. L’acidità del terreno, influenza appunto il colore dei fiori: il blu indica un terreno più acido.

Non dimenticate poi che essa ha i gambi vuoti al loro interno e può quindi far rifornimento d’acqua. E’ per questo che non dovete esagerare nel darle da bere o la farete marcire.

L’Ortensia, anche nome proprio di persona, significa voler fuggire, evadere, essere freddi ed altezzosi. Avere una spocchia sopportabile ma pur sempre esistente. E’ per questo che è stato usato spesso per i nobili come nel caso di Hortense Eugeniè Cècile Bonaparte, figlia di Giuseppina e figliastra di Napoleone e, in seguito, consorte di Luigi I, fratello sempre di Napoleone.

Oppure Ortensio, al maschile, personaggio della commedia cinquecentesca –La Bisbetica Domata – di William Shakespeare. Esso però, non era un nobile ma un gentiluomo.

Chi porta questo nome, non sta mai fermo. E’ un sognatore. La sua è una continua lotta per raggiungere una meta e, una volta soddisfatto il proprio desiderio, ne cerca un altro e si rimette in moto.

Seconda regina del giardino, invidiosa probabilmente della sua rivale Rosa, porta il nome della Dea Venere e, la radice del suo nome significa proprio “che sta nell’orto”. Dato ciò, si sente probabilmente in diritto, di poterci e volerci star da sola.

E’ così superba da essere addirittura tossica. Se ne sconsiglia quindi l’uso in cucina ma, in antichità, se ne beveva un thè preparato mettendo a macerare le sue foglie durante matrimoni e riti funebri per poter così evadere con la mente e mettersi in contatto con gli spiriti.

Mi fa sorridere pensare che anche i fiori hanno, per così dire, un loro “carattere”. Una personalità.

Si dice comunque, o meglio, alcuni ne sono convinti, che abbia proprietà diuretiche e antimalariche. Non lo so, vi riferisco semplicemente ciò che alcuni studiosi come, Carl Peter Thunberg, dicono di aver scoperto.

L’Ortensia è coltivata ovunque, come vedete dalle immagini, ce l’abbiamo io, la mia amica Niky che mi ha fornito le sue foto, mio nonno, mio padre e tutti quanti, sia sul terrazzo che in giardino ma la sua origine è orientale e asiatica. Sono infatti la Cina e il Giappone i suoi “genitori”. Le patrie nelle quali è spuntata per la prima volta.

Sono piante molto antiche ma, nonostante ciò, di loro, non si conosce ancora molto. Anche catalogarle in una famiglia è difficile. Facendo una ricerca, noterete che ognuno, la colloca in una famiglia diversa. Facciamo attenzione quindi. Magari usiamola solo a scopo estetico che direi essere l’ideale. Soddisfa pienamente le nostre esigenze da questo punto di vista. I suoi fiori, a forma di ombrello, possono formare composizioni davvero pompose. E’ meravigliosa a mio parere anche se un pò scorbutica a quanto pare!

M.

Elogio agli Ulivi

Bhè insomma, vi continuo a parlare degli Ulivi che colorano tutta la mia Valle e parecchia Liguria. E allora rendiamoli protagonisti per questa volta!

Sono loro a dare il nome alla mia Valle (molto probabilmente) proprio grazie al colore argenteo delle foglie. Sono loro ad essere il simbolo indiscusso dei miei paesi.

Si trovano nelle rotonde, scolpiti nell’Ardesia, dipinti sui muri delle case, come corona di statue ed è strabiliante vedere come tanti poeti hanno elogiato, nelle loro opere, proprio l’albero dell’Ulivo conosciuto anche come albero della pace.

Questo lo si può notare nel piccolo paese chiamato Villa Faraldi che vi ho descritto nel post precedente.

Siamo sopra il bellissimo borgo di Cervo Ligure e, in questo pittoresco paese, passeggiando per le sue viuzze, si possono leggere frasi di Virgilio, Shakespeare, Montale, Platone, appese ai muri, su lastre di lavagna.

Ogni pietra riporta un ramoscello d’Ulivo su di essa in bassorilievo e, i poeti, lo hanno reso protagonista di indimenticabili poesie.

Queste frasi immortalate per sempre, ci accompagnano in questi vicoli colorati e, leggerle, riscalda il cuore. Ti senti a casa.

Tante sono nella mia zona le strade cosiddette “dell’olio” e tanti sono gli oleifici.

Persino gli Stornelli, a milioni, vengono a trovarci in un certo periodo dell’anno proprio per potersi cibare di questi frutti dai quali ricaviamo il dorato elisir.

Questa pianta, che appartiene alla famiglia delle Oleacee, in questo periodo, sta offrendo una nuova vegetazione più chiara, non si parla ancora di fioritura ma di ripresa vegetativa dopo l’inverno.

Questo fa si che le nostre colline assumono parecchie tonalità di verde e di grigio in questa stagione per poi colorarsi di arancio durante la raccolta, a causa delle reti che gli agricoltori piazzano sotto tutta la coltivazione.

Sorprendentemente sono bellissimi gli Ulivi secolari.

Queste storiche piante del Mediterraneo, a volte storte, a volte scavate, a volte enormi, pare impongano al silenzio, alla quiete, al rispetto.

Un Ulivo può mancare come il mare per chi è nato circondato da queste piante meravigliose e longeve. Con quelle chiome, quel loro peso, quell’essere perenni.

E leggete, leggete che muse ispiratrici sono state capaci di essere. Per chiunque le abbia conosciute.

E se qui, nella Liguria di Ponente, c’è tutto questo sentimento per loro, mi chiedo cosa può aver ricevuto questa pianta in suo onore nelle altre regioni d’Italia dove la produzione di olio e la loro presenza, sono nettamente maggiori rispetto a noi. 

Un paese intero pieno di lapidi commemorative.

Un borgo bellissimo che vi ho fatto conoscere meglio perchè meritava di essere visitato.

Per ora vi lascio alla lettura di questi stralci di poesia, vi lascio a questo tripudio, a termini incisi e affettuosi da chi ha saputo, solo con le parole, rendere un omaggio fantastico.

Buon proseguimento, io vado ad aspettare di poter raccogliere due olive per  metterle in salamoia.

Ma non è finita. Di Villa Faraldi, ho ancora una cosa da mostrarvi ma non vi dico nulla, ovviamente è una sorpresa.

Un forte abbraccio, vostra Pigmy.

M.