Nord e Sud

Vi ho parlato tempo fa delle mucillagini e del muschio che si forma sui tronchi degli alberi nel bosco.

Ebbene, quando ero una topina cucciola, topopapà mi portava sempre nei boschi con lui. I sabati e le domeniche, erano dedicati a questa sua passione che mi ha trasmesso con facilità. E’ lui che mi ha insegnato tanto di questi magnifici luoghi pieni di misteri e splendide creature. Ricordo, come se fosse ieri, che spesso m’insegnava a non perdermi. Si sa, il senso dell’orientamento in noi donne spesso, ammettiamolo, lascia un po’ a desiderare, o per lo meno è quello di cui sono convinti i maschietti e, mio padre, ha cercato di ricorrere subito ai ripari. A cinque anni, già mi sentivo chiedere “Bene, da qui Pigmy, come facciamo ad andare a casa?”. Quando mi poneva questa domanda eravamo nel bel mezzo di una foresta di Faggi tutti uguali, e io, che avevo percorso l’andata giocando con le farfalline e inseguendo le lucertoline, ne sapevo assai ora di come si poteva far ritorno alla dimora perduta. Lo guardavo allora con gli occhi sbarrati. Non capivo, le prime volte, se stava scherzando o se si era perso davvero e mò… Ciao!… E chi ci trovava lì?

Erano quelli i momenti in cui mio papà m’insegnava alcuni trucchetti. Osservare bene all’andata ad esempio. Cosa che può sembrare banale ma è la principale di tutte. Un tronco abbattuto, un fiore particolare, una tana, una pietra dalla strana forma. Oppure, creare noi stessi dei segnali. Intrecciare dei rami e lasciarli ben visibili. Legare ad un albero un elastico per capelli o un pezzo di stoffa. Poi c’è anche chi intaglia i fusti o, come Pollicino, fa cadere delle briciole per terra (che immediatamente verranno ingurgitate da qualche animaletto!).

Una delle cose principali per mio padre era insegnarmi a riconoscere anche il Nord e il Sud. Per prima cosa si poteva guardare il sole. Nel caso in cui ovviamente non abbiate con voi la bussola (e io e papà, di bussole, non ne avevamo di certo). Il metodo che permette di orientarsi con il sole è che, nel nostro emisfero, che è il Boreale, il sole proietta un’ombra che, alle ore dodici è esattamente in direzione Nord. Questa cosa è ovviamente da sapere. Se piantate un palo in terra, all’alba, verso le sei del mattino, l’ombra sarà in direzione Ovest perché il sole sorge a Levante cioè a Est. Al tramonto invece, verso le diciotto-diciannove, l’ombra indicherà l’Est poiché il sole tramonta a Ponente, cioè a Ovest, e così via. Ma come si fa a guardare il sole nella macchia più scura di un bosco dove nemmeno un misero raggio caldo riesce a penetrare? Non si può. E quindi? E’ molto semplice. Ci aiuteranno gli stessi alberi.

E si. Il Nord preannuncia umidità. Ombra. Il Sud è più secco invece. E potrà sembrarvi incredibile ma una sola pianta, anche dalla piccola circonferenza di 50 centimetri, sente questa differenza. Sarà per questo che da un lato sarà ricoperta di muschio e, toccandola con la mano, la sentiremo fredda e quasi bagnata, mentre, dalla parte opposta il suo tronco è pulito, asciutto e la corteccia pressochè secca, molto più inaridita.

Se ci guardiamo intorno vedremo che tutti gli altri alberi sono così.

Il lato rivestito di mucillagini è il Nord, il lato pulito è il Sud.

La stessa cosa vale per le rocce del sottobosco ma essendo meno rialzate e completamente all’oscuro, spesso vengono ricoperte dal muschio interamente.

E’ per questo che finora sono sempre riuscita a far ritorno alla tana e potervi scrivere i post. Se un giorno non mi vedrete più, non sarà solo perchè sono finita nel cestino della vostra spazzatura, potrebbe anche essere che il muschio se n’è andato in pensione e… io mi sono persa nel bosco!

Un bacione!

M.

Poetico Viburno

Come faceva a mancare, una pianta così, nella campagna di quella romanticona della mia socia? Guardate che bellezza, che trionfo di splendore. E il suo profumo, e il suo candore! Uh! Sto diventando poetessa anch’io!

Topi, vi sto descrivendo il Viburno, una pianta dalla particolare bellezza con meravigliosi fiori che si aprono a ombrello e la rendono ancora più incantevole. Fiori che, data la loro forma, gli conferiscono il buffo sinonimo di “Palla di neve”.

Il suo nome scientifico è Viburnus Opulus. Nella mia Valle ce n’è un po’ ovunque, sia coltivato che spontaneo, e di diverse qualità. Vi parlo della pianta alla quale è stata dedicata la famosa canzone russa “Kalinka”. E’ stata la musa ispiratrice di Giovanni Pascoli ne “Il gelsomino notturno”. Inoltre, è la pianta protagonista de “L’albero delle nebbie” del poeta Umberto Piersanti.

Il Viburno è colui che confessa. “Senza di te potrei morire”: questo è il messaggio che indica nel linguaggio segreto dei fiori. E’ un arbusto che può raggiungere i 10 metri d’altezza, per lo meno quello classico, perché ci sono molte specie assai diverse tra loro, e alcune sono considerate veri e propri alberi.

E’ così bello da essere una delle piante più adatte a ornare parchi e giardini. Robusto, resistente, necessita di qualche ora di sole durante la giornata, ma si adatta facilmente agli ambienti più disparati. E’ una pianta che non patisce nulla, insomma, non per niente era considerata sacra dai Celti e nei paesi nordici.

Un ragazzo, diventato uomo e pronto alla battaglia, se avesse raccolto e tenuto con sè un rametto di Viburno, sarebbe diventato invincibile.

In Emilia Romagna è considerata maledetta perchè si dice che con essa, con le sue fronde potenti, Gesù fu legato alla croce.

In Friuli, invece, si pensava che la forza di questa pianta venisse usata dalle streghe, donne nubili e sole, per non far trovar marito alle altre ragazze del villaggio, invidiose della loro bellezza.

Meno male che, con il passar del tempo, ha avuto la sua giusta rivincita, questa magnifica pianta.

Nonostante la leggera tossicità, le sue bacche vengono ancora oggi, come un tempo, utilizzate per comporre tisane e decotti antiossidanti. Assumendolo in grandi quantità, invece, in tempi antichi procurava visioni profetiche, o almeno così si dice.

La sua maggior virtù è quella di cicatrizzare le ferite, ulcere comprese.

In Italia cresce spontaneo, prediligendo le regioni settentrionali e divenendo meno presente al Sud. Appartiene alla famiglia delle Caprifoliaceae, è cugino della magnifica Magnolia e tinge di bianco il territorio da Aprile a Luglio. Alcune specie sono sempreverdi, altre si spengono alla fine dell’estate per rifiorire l’anno dopo. E ognuna ha le sue forme, una diversa dall’altra. Bellissime.

Inseritelo nei vostri mazzi fioriti da regalare, farete un figurone topi!

M.