Finocchio toujours!

U Fenuggiu, così lo chiamiamo noi. In realtà il suo nome scientifico è Foeniculum Vulgare ma, avete capito, di Finocchio si tratta. Una verdura, un ortaggio, una pianta erbacea prettamente mediterranea. Sana, leggera, ma dalle infinite proprietà terapeutiche e aromatiche. WP_20150225_014Si, anche aromatiche. Infatti, di Finocchio, ne esistono di due qualità, quello coltivato e quello selvatico che presenta una radice più piccola e più infiorescenze fuori terra. Come dicevo, quello selvatico ha un aroma e un profumo molto più intenso rispetto all’altro che invece ha un gusto più dolce. Quello che possiamo trovare nei prati e nei boschi riesce ad avere invece un profumo che, a chi non piace, può addirittura risultare fastidioso. Per me ovviamente fastidioso non è. Lo adoro. Mi piacciono le tisane che creo con lui, mi piace metterlo in insalata, nelle minestre e con i suoi semi, nella vicina Taggia, fanno dei biscotti eccezionali di cui vi posto un’immagine non mia. amicidiponenteFragranti e gustosi, di prima o di seconda cottura ossia, più morbidi o più secchi. Ma torniamo alle proprietà fantastiche di cui vi accennavo prima. Non vi parlerò delle solite, capaci a disinfiammare o disinfettare; queste qualità, fortunatamente, appartengono alla maggior parte degli elementi del mondo vegetale. Voglio parlarvene di una in particolare utile soprattutto al sesso femminile. Il Finocchio infatti ha la capacità di regolare il flusso mestruale e di renderlo più voluminoso in caso di assenza, amenorrea. Inoltre, pulisce a fondo l’intestino, lavando e risanando le sue pareti per farle lavorare al meglio. WP_20150225_017Il Finocchio è buono in qualsiasi modo: cotto, crudo e anche sotto forma di decotti che nominavo prima, utili da dare anche ai neonati in caso di coliche. Non esagerate però con il Finocchio, ossia, non prendete proprio alla lettera il titolo di questo post ecco. Sostituitelo con altri ortaggi, in quanto ha davvero questi alti poteri e potrebbe andare oltre il suo compito. Questo però, sappiatelo, vale per qualsiasi alimento anche perchè abbiamo bisogno di tutte le vitamine e di tutte le sostanze nutritive, per cui, variare è sempre meglio. WP_20150225_018Ciò che vi consiglio è di utilizzarlo nel vostro regime alimentare. E poi topi, volete mettervi a dieta? State sicuri che il Finocchio non v’ingrassa per nulla anzi, dovrete accompagnarlo sempre a un po’ di proteine, anche vegetali, altrimenti dopo vi verrà una gran fame. E’ così leggero che è quasi come bere acqua. Un’acqua benefica. Favorisce la digestione, è un valido fluidificante contro le secrezioni di muco e riesce bene contro l’alito cattivo. Un’altra cosa molto importante, riguardo questo speciale ortaggio, è il suo utilizzo in cucina. No, non più nel senso del gusto o della qualità. Nel senso che, del Finocchio, non si butta via niente. Potrete tranquillamente usare anche i teneri ciuffetti verdi che lo decorano, non buttateli assolutamente. WP_20150225_016Contengono anch’essi diverse proprietà e sono profumati e gustosi. E simpatici. Ottimi per le decorazioni oltre che salutari. Con i suoi semi, inoltre, che ricordano un po’ il gusto dell’anice, antiossidanti e dalla ricca quantità di fibre, potrete condire e insaporire diverse pietanze. Usateli come spezia nei piatti a base di verdura o di pesce. Che altro aggiungere? Nulla. Dire che è un vero toccasana è il minimo. Mettete in azione la vostra fantasia e alimentatevi in modo sano e corretto. Io vi lascio che vado a sgranocchiarne una fetta.WP_20150225_015 Ecco, a proposito, potrete darne dei tocchetti crudi anche ai vostri topini mentre guardano la TV anzichè le solite patatine. Fortunatamente, il Finocchio, piace molto anche ai più piccoli. Squit!

immagine biscotti amicidiponente

M.

Ho conosciuto Libereso, il giardiniere di Calvino

Finalmente sono riuscita, insieme a Topoamico,  a conoscere Libereso… Ricordate questo mio post, amici? Da non SONY DSCcrederci! Lo inseguivo da anni, ma sono sicura che molti di voi non sanno di chi io stia parlando. Ebbene si tratta di uno dei più grandi esperti di piante ed erbe officinali attualmente presenti in Italia. L’ho conosciuto circa due mesi fa,SONY DSC ma a causa delle cose che mi sono accadute e volendo dedicargli un articolo di tutto rispetto, ho dovuto aspettare oggi per farlo conoscere anche a voi. Libereso è famoso come il “giardiniere di Calvino”… Italo Calvino? Quasi. Libereso è stato allievo del grande Mario Calvino, padre di Italo e responsabile della Stazione Botanica Sperimentale di Sanremo, scienziato illustre attivo nei primi 40 anni del Ventesimo Secolo. In “Un pomeriggio, Adamo”, racconto tratto da “Ultimo viene il Corvo”, Italo Calvino lo ha immortalato raccontando proprio il suo “esordio” a casa Calvino…

– Ciao, – disse il ragazzo-giardiniere. Aveva la pelle marrone, sulla faccia, sul collo, sul petto: forse perché stava sempre così, mezzo nudo.
– Come ti chiami? – disse Maria-nunziata.
– Libereso, – disse il ragazzo-giardiniere.
Maria-nunziata rideva e ripeté: – Libereso… Libereso… che nome, Libereso.
– É un nome in esperanto, – disse lui. – Vuol dire libertà, in esperanto.
– Esperanto, – disse Maria-nunziata. – Sei esperanto, tu?
– L’esperanto è una lingua, – spiegò Libereso. Mio padre parla esperanto.
– Io sono calabrese, – disse Maria-nunziata.
– Come ti chiami?
– Maria-nunziata, – e rideva.
– Perché ridi sempre?
– Ma perché ti chiami Esperanto?
– Non esperanto: Libereso.
– Perché?
– E perché tu ti chiami Maria-nunziata?
– É il nome della Madonna. Io mi chiamo come la Madonna e mio fratello come San Giuseppe.
– Sangiuseppe?
Maria-nunziata scoppiava dal ridere: – Sangiuseppe! Giuseppe, non Sangiuseppe! Libereso!
– Mio fratello, – disse Libereso, – si chiama Germinal e mia sorella Omnia.
– Quella cosa, – disse Maria-nunziata, – fammi vedere quella cosa.
– Vieni, – disse Libereso. Posò l’innaffiatoio e la prese per mano.

Incontrarlo è stato come stringere la mano a un pezzetto della letteratura italiana contemporanea. Ma non solo: Libereso Guglielmi è oggi un arzillo vecchietto di 84 anni che prosegue nella sua instancabile attività di divulgatore sul tema delle erbe. Convinto vegetariano, così come la sua famiglia (da almeno 3 generazioni), vanta una conoscienza enciclopedica e profonda della floraSONY DSC locale che qui, nella mia valle, può esibire la bellezza di più di 200 specie di piante. Egli è infatti “uno dei nostri” e a Sanremo, dove vive con la moglie, è sempre disponibile a incontrare persone interessate alla sua attività nel suo splendido giardino, polmone verde dell’intera cittadina. Giardino che è anche “da mangiare”, parafrasando il titolo di una delle sue opere “Cucinare il giardino – le ricette di Libereso”, in cui racconta dell’introduzione, dei fiori e delle erbe nella nostra dieta. Tra le altre opere di LiberesSONY DSCo vi sono approfondimenti sulla flora in cui egli ci svela una soluzione per ogni malessere: la Natura è nostra amica, sembra dirci, e dobbiamo farne un uso sapiente e consapevoleSONY DSC. Ci insegna anche come poterla scovare… anche quando si nasconde. Ed è proprio grazie a una pianta particolare che l’abbiamo conosciuto: la Lavanda, che nasce spontanea in questa zona della Liguria e in tutta la Provenza, pianta dalle mille virtù a cui Libereso, che vi è parecchio affezionato, ha dedicato una sentita introduzione al famoso libro del Prof. Dott. Guido Rovesti “La Lavanda”, un piccolo e generoso fiore amico dei Liguri da tempi remoti, ma di cui oggi, purtroppo, non sappiamo più sfruttare tutte le potenzialità. Libro ri-presentato insieme al fido Claudio Porchia in occasione della riapertura estiva del Museo della Lavanda di Carpasio che vi avevo presentato qui.  Libereso, dopo il meeting e l’inaugurazione, si è dimostrato anche molto simpatico e ironico quando io e Topoamico ci siamo decisi a rivolgergli i nostri saluti e i SONY DSCcomplimenti sorseggiando insieme una buona tisana alla Lavanda (ottimo digestivo): è stato lì che abbiamo trascorso con lui dei momenti lieti e confidenziali che nonSONY DSC dimenticheremo mai e che speriamo possano ripetersi al più presto. Da quest’uomo, dalla sua grande saggezza e dalla sua profonda umiltà, c’è da imparare moltissimo. Nel frattempo, ci teniamo caro il libro che ci ha autografato con un sorriso come vi mostro in questa immagine “Alla Topina della Valle Argentina un augurio rosicchiato. Libereso“. Grazie Libereso.

Allora, siete contenti per me? Io moltissimo. Vi abbraccio forte.

Libereso, un nome in esperanto. Un nome che vuol dire libertà.

M.

Il Museo della Lavanda di Ombretta e Michela – riapertura estiva

Vi ricordate quando nel post Il Museo della Lavanda di Carpasio  vi avevo promesso che prima o poi sarei andata a vederlo? Ebbene topi, ho mantenuto la promessa e finalmente sono riuscita a vederlo dal vivo. Il giorno di Libereso GuglielmiPasquetta il museo ha riaperto i battenti a grandi e piccini. Potevo forse  farmi scappare un’occasione così? Ovviamente no. Sono corsa ad assistere a questa nuova apertura e, credetemi, ne è valsa davvero la pena… pensate che ho anche conosciuto il grande Libereso!

Ma, sssst… questo è un altro post che intendo dedicare solo a lui, quindi non vi svelo ancora nulla. Vedete, ha inaugurato lui questo evento, presentando il libro “La Lavanda” del Dott. Guido Rovesti e parlando delle grandi e infinite proprietà officinali di questa pianta che, per nostra grande fortuna, cresce spSONY DSContanea nel nostro territorio.

Dalla Valle Argentina alla Provenza francese, il suolo ne è pieno! Ma oggi, topi, voglio dedicare questo post a Ombretta e Michela, le due simpaticissime ragazze che hanno fatto un grandissimo lavoro, non ci vuole molto a capirlo dalle immagini. Guardate, guardate! Tutte le piante della mia Valle sono appese a essiccare, ognuna con le sue virtù e il proprio caratteristico fiore o la foglia diversa. Un incanto.

Quando sono entrata in questa prima stanza, dove a rapire il mio sguardo haSONY DSC pensato un antico alambicco, sono rimasta estasiata dal profumo di tutte queste erbe. Mi è stato permesso immargere le zampe in quei semi e quelle foglie triturate, che mi hanno lasciato il loro forte odore addosso. Era veramente intenso e piacevole.

Che meraviglia, non sapevo più da che parte girarmi… e quanti oggetti antichi! Cercavo di calmarmiSONY DSC e guardare bene tutto, facendomi prendere dall’euforia per la presenza di tutti questi oggetti. Erano talmente tanti che rischiavo di perderne più della metà. Ecco: mortai e falci, padelle e mestoli… e i mobili! Erano di gran valore!

Sopra di essi, c’erano tutte le arbanelle (barattoli) con le parti utili delle piante in bella mostra.

E siamo proprio nel cuore del Museo, qui, in queste splendide stanze dal pavimento di graniglia e i muri spessi e freschi; siamo nell’Officina delle Erbe di Carpasio, dove non si lavora solo la Lavanda, ma tutte le possibili piante aromatiche che la nostra terra ci offre, e si lavorano con l’aiuto anche delle sorelle Cugge di Agaggio e della loro magnifica Distilleria che un giorno devo farvi conoscere.

Siamo nella terra dei profumi e degli aromi, è ovvio. Quante volte parlandovi del Timo, del Biancospino, dell’Edera, del TrifoglioSONY DSC, vi ho detto quanto siamo fortunati noi, qui? Pensate che nella mia Valle si contano più di 200 specie di piante commestibili e che, ahimè, nessuno conosce e nessuno usa! Ma non preoccupatevi: per quel che potrò, ve le mostrerò io.

Torniamo a girare per questi locali, non abbiamo mica finito, sapete? Sentite qui che buon profumo, sopra questa vecchia credenza in legno ci sono i saponi, quadrati, rigorosamente fatti a mano e impacchettati divinamente con un fiocchetto o un fiorellino essiccato.

Ah! Sono saponi alla Lavanda, ovviamente, ma anche alla Cannella per combattere SONY DSCil raffreddore, allo Zenzero per le infiammazioni, al Timo, ottimo disinfettante… che carini, sono bellissimi anche da regalare. Sono tante, qui, le idee regalo. I miei complimenti alle due proprietarie anche per l’esposizione! Sembra di essere in un mondo fatato.

Di fronte ai saponi, possiamo trovare tanti libri da acquistare, tra questi c’è uno dei miei preferiti: “Cucinare il giardino – le ricette di Libereso” di Libereso Guglielmi, appunto, e sopra le nostre teste, se siamo amanti della lettura, possiamo godere di un’intera biblioteca tutta per noi.

Troviamo ancora altri alambicchi, grandi e antichi. Nel centro delle stanze sembrano re, dominatori di questi luoghi tutti viola e lilla che Ombretta e Michela hanno addobbato con sapienza e maestria. Sono strumenti bellissimi, inSONY DSC rame, in ferro, molto vecchi e pregiati. Chissà quanti medici e alchimisti li hanno usati! Quanti fiori sono stati messi all’interno di questi grossi recipienti e riscaldati sul fuoco della legna… Le proprietà medicamentose delle piante sono molto utili a voi umani e, grazie a questeSONY DSC caldaie per la distillazione, si possono ottenere degli oli essenziali fantastici.

L’arredamento di questi locali mi piace ogni metro di più e guardandomi attorno rimango estasiata. Ci sono grossi sacchi appesi, creati con la stoffa e pieni di Lavanda. Sembrano quei fasci che portavano in testa gli anziani coltivatori di un tempo. Rimango incantata nel vedere una vasca da bagno bianca, molto vintage, in stile liberty, piena di grossi mazzi di questa pianta. E’ una meraviglia!

E una mSONY DSCeraviglia sono le sistemazioni identiche a come le facevano le nostre nonne nelle camere da letto. Ricordo che la mia aveva mazzetti essiccati di Lavanda sul comò e sacchettini nei cassetti della biancheria candida come il latte. SONY DSC

E poi le foto, i quadri appesi al muro a testimoniare le raccolte del passato, le giornate nei campi a ridosso del mare, a coltivare questa speciale pianta, le risate dei contadini e delle contadinelle. Quella pelle abbronzata. Quando nonostante il duro lavoro, si sorrideva sovente.

La Lavanda era per i liguri dell’entroterra una grande fonte di reddito un tempo. E sapete quanti tipi di Lavanda espone questo Museo? Ben 21, pensate! E più di 70 tipi di altre piante. Alcune piante di Lavanda, però, non sono ancora in fiore in questo periodo fa ancora freddino, ma sono comunque arbusti molto belli da vedere, nel loro verde opaco che sembra di velluto.

Non vi annoierete di certo venendo qui e, per sapere orari e altre informazioni, vi riporto nuovamente il dettagliato sito: www.museodellalavanda.it

Ma non è finita, topi! Scendendo al piano inferiore, ho potuto gustare cose che non avevo mai assaggiato in vita mia, a partire dalla buonissima tisana alla Lavanda, che è principalmente digestiva, dolce e tiepida, versata in appositi bicchieriniSONY DSC viola e degli stratosferici dolcetti che ricorderò per sempre.

Mi hanno lasciato in bocca un gusto che non riesco a deSONY DSCscrivere, tanto era buono. Una vera golosità! Ed erano anche molto belli da vedere.

Lo so cosa state pensando: non vi ho ancora detto come fare a venire fin qui (con tutta la famiglia, naturalmente), ma è molto semplice. Una volta arrivati a Carpasio, sopra Montalto, entrate nel paese, fate un breve pezzo di strada, anche a piedi se volete, e poi… be’, vi basterà salire 24 SONY DSCgradini e  il gioco sarà fatto! Il Museo, si trova nel vecchio asilo infantile “Viani”, dove tutto è sulle tonalità del viola, come vi dicevo prima. Non potete sbagliare. Una bicicletta contornata da LavandaSONY DSC funziona da insegna e un bellissimo giardino, piccolo ma tenuto divinamente, mostra alcune specie di questa protagonista, come ad esempio la Roser o la Aromans White Blue. Insomma, una vera cultura.

Spero tanto vi siate divertiti anche oggi a fare questo giro insieme a me, io vi consiglio di venire a visitare questo Museo e non mi rimane che fare ancora tantissimi complimenti alle due ideatrici che saluto e ringrazio per la loro cordiale ospitalità.

E adesso, nel lasciarvi, mi unisco con il cuore SONY DSCalle frasi scritte da loro su una tavola di legno davanti a questa loro opera d’arte e vi aspetto per il prossimo post!SONY DSC

Un bacione a tutti! “Chi con tanto, chi con poco, chi con niente, chi per gioco, e anche a chi ci ha criticato perchè il Museo non l’ha apprezzato. La riconoscenza è doverosa e nominarvi tutti è lieta cosa“. Squit!

M.