La Topina e il Tafano vanaglorioso

Sì beh, mi rendo conto che parlarvi di un Tafano e non avere neanche una mia foto di lui è una figura un po’ barbina da parte mia ma, il signorino, di cui a breve vi parlerò, antipatico fino al midollo, non si è nemmeno lasciato fotografare. Avrei tanto voluto immortalare le sue sfumature blu e verdi, metallizzate, che brillavano sotto il sole (l’unica cosa che aveva di bello) ma non mi ha permesso neanche questo.

Fatemi raccontare come andò la mia avventura con Tafano che, a tutti i costi, volle il suo momento di gloria.

Una splendida mattina di sole, dopo aver sceso il crinale del Monte Frontè, passando dal Passo di Garlenda per raggiungere Colle del Garezzo, mi resi conto, come spesso mi accade in Valle Argentina, che tante erano le cose da fotografare in quanto bellissime. Anche Topo Fotografo, che era con me, ebbe la mia stessa idea e decise di allontanarsi di qualche metro da dove eravamo per scattare fotografie alla meravigliosa flora di quel luogo assai colorata.

Le zone d’ombra erano rare pertanto andò a imboscarsi in mezzo a un gruppetto di alberi che permettevano di percepire un po’ di frescura.

Eravamo su un terreno che scendeva ripido, tra massi chiari e ciuffi d’erba, un sentiero in cui Madre Natura offre tanti doni profumati.

Io decido di aspettare, il mio compagno di escursione sul cammino, ammirando diversi insetti che, laboriosi, si cibavano del nettare dei tanti fiori colorati e, proprio mentre sono incantata a guardare lo svolgersi di quelle attività naturali, un presuntuoso Tafano (maschio – buongustaio) decide di venirsi a nutrire attraverso lo sfruttamento di una mia zampa.

La “puntura”, che in realtà è un risucchiamento, è assai dolorosa, me ne accorgo subito e lo scaccio da me velocemente.

Mai nessun animale e neanche nessun insetto, per chiudere un insieme, si era permesso una tale sfacciataggine nei miei confronti. Ma non è finita qui.

Albagioso come pochi e determinato a succhiarmi la linfa vitale peggio di un vampiro energetico, l’audace moscone continuava a venirmi appresso per farmi succhiotti come un adolescente alle prime armi. Ebbene, dovete sapere che le femmine del Tafano (Tabanidae) pungono e succhiano mentre i maschi succhiano soltanto senza perforare.

<< Sciò! Sparisci! >> gridavo agitando le zampe per mandarlo via.

Cercavo di farmi sentire da lui ma anche da Topo amico che, probabilmente, sarebbe accorso in mio aiuto contro quell’insistente spasimante ma era troppo impegnato ad ammirare la beltà del luogo e quelli, lo so, sono momenti in cui anche arrivasse una tigre mi direbbe << Aspetta un secondo, stai ferma, scatto ancora due foto e arrivo >>. Mpf! Che vita dura quella della Topina!

Insomma che, da sola e indispettita, stavo iniziando ad arrabbiarmi sul serio. La zampa mi faceva male e un piccolo borlo rosso/violaceo la stava colorando. Davvero mi chiedo come si sia permesso quel tipo. Che strafottenza quelli che vivono in cima ai monti!

Decido di spostarmi. “Forse sono in casa sua e gli sto dando fastidio” penso. Niente. “Mancu pu u belin!” come si dice palesemente da noi, di cuore, di pancia, quando qualcosa non trova la fine.

L’indisponente e arrogante insetto mi seguiva agguerrito.

Sentii ad un tratto una vocina urlare << Sei mia!!! >> e, poco dopo, a quella frase, se ne aggiunse un’altra << Ragazzi!!! All’arrembaggio!!! >>.

Infatti, il signorino, chiamò degli amici e, dopo pochi secondi, ne avevo ben tre che mi ronzavano attorno. Sto brutto mostro peloso disgraziato!

Tirai fuori dal mio amatissimo – zaino delle meraviglie – una giacca e inizia a farla svolazzare in aria sbattendola di qua e di là per cercare di tener lontano lui e i suoi due compari. Avvicinandosi si sarebbero presi una bella giacchettata sulla testa e forse avrebbero capito la lezione.

Quando Topo amico resuscitò d’in mezzo ai tronchi immaginò fosse il caldo a farmi fare tutta quell’aria nell’aria. In pratica, nonostante la mia disavventura, venni scambiata per una pala eolica e quando con quasi le lacrime agli occhi e una voce tremula, nel tentativo di fargli più pena possibile, gli feci vedere cosa mi aveva combinato quel Tafano cornuto, lui semplicemente mi rispose << Sì, hanno punto anche me >> come se niente fosse, con nonchalance; si mise di nuovo in marcia passandomi davanti.

Con gli occhi a fessura lo seguii con sguardo minaccioso senza rendermi conto che avevo smesso di agitare la giacca come uno sbandieratore. I Tafani se ne accorsero e ricominciarono l’attacco.

Decisi pertanto di sgattaiolare il più velocemente possibile verso Topo Fotografo e continuare a scendere assieme a lui.

Oggi, è passato ben un mese da quel ciucciotto che mi ha fatto il tracotante Tafano ma, nonostante il tempo, porto ancora i segni di quell’”amore criminale”.

Forse ha ragione Topo Fotografo a dire che non era un Tafano normale ma un Tafano tatuatore! Ora che lo so, la prossima volta mi porto dietro quantomeno un disegno più carino da farmi tatuare sul corpo!

Poco prima, io e Topo amico, avevamo incontrato dei cavalli selvatici che, poverini, avevano molti Tafani sulla schiena e sul viso. Ora posso comprendere il fastidio che danno e anche il dolore che provocano!

I nostri vecchi, proprio rivolgendosi a questi animali, dicevano che per uccidere un cavallo, di Tafani, ne bastano sette. Forse era solo un modo di dire ma significava far comprendere quanto fa male un loro morso e io posso assicurarvi che non è piacevole per niente!

Vi mando un bacio meno violento di quello che ho ricevuto io Topi! Alla prossima (dis-avventura).

photo di flickr.com

Topina al 100%

No, abbiate pazienza, ora non è per dire ai quattro venti che ieri è stato il mio compleanno ( che comunque per me è un giorno sacro 😀 ) ma, amici cari, questa torta che mi hanno fatto fare non potevo tenervela nascosta. WP_20150524_014E non è la prima volta. Quest’anno Topomarito è andato proprio a scegliere quella che è la mia topina preferita. Quella della favola di Cenerentola. WP_20150524_015Ma vi immaginate voi la faccia del pasticcere quando gli è stato chiesto di scrivere “Topina” sulla torta e di associare quel nomignolo ad una candelina che riportava il numero…… 37?! WP_20150524_016E si ride, ovvio direi. Ecco. E volevo condividerlo con voi. Con chi meglio di voi che così mi conoscete? Vabbè, il prossimo articolo ve lo faccio un pò più serio eh?! Abbiate fede! Intanto nel bosco continuano i festeggiamenti… Ancora per oggi, godo del potere legislativo assoluto in famiglia. Corro ad approfittarne! Un bacione a tutti!

Questo non è un blog hot!

Gente! Anzi… uominiiii!!!! Qua, urge chiarire.

Allora, mi vedete? Mi vedete bene? Si, sono questa qui. Questa che vedete in foto.

Ora, io capisco che in questa immagine sono rimasta particolarmente bene, come vedete, pettinato così, all’indietro, il pelo mi sta decisamente in modo meraviglioso. Capisco anche che, i miei dolcissimi occhioni, non vi lasciano indifferenti, capisco che la mia coda possa avere su di voi un fascino particolare e il mio musetto faccia parte dei vostri sogni proibiti, capisco tutto. Tutto. Ma… NON SONO CIO’ CHE CERCATE.

Ammetto di essermi scelta un nome che la dice lunga e sono consapevole del fatto che il termine “Topina“, possa farvi fantasticare su quello che probabilmente vedete di rado ma è giunto il momento ch’io vi tolga l’illusione.

La Topina, in questo particolare frangente, è semplicemente la femmina del topo. E’, ancor più semplicemente, un animaletto simpatico, indaffaratissimo, saggio, tenero, dolce, gioioso, instancabile, curioso, coraggioso, altruista, intelligente, affascinante, allegro, astuto, docile, umile, onesto e soprattutto molto molto, modesto!

Ecco perchè l’ho scelto. Inoltre, è proprio un animaletto dei boschi e delle campagne, di legnaie, fattorie, prati, monti… tutto quello che comprende la mia Valle! E’ proprio adatto capite?

Poi, voglio dire, un bimbo, ad esempio, non lo chiamate topino? Un fidanzato, non avete mai sentito chiamarlo topo dalla propria compagna? E allora! Topino si, Topina no. E perchè mai? Nella mia famiglia sono termini usati giornalmente.

Siate sinceri, potevo chiamarmi forse “la civetta della valle argentina”? O “la rana della….” o “la mucca della…”. No.

In fondo, voglio dire, ciò che intendete voi, ha già mille nomi, non potete mica appropriarvi di tutti i nomini e i vezzeggiativi presenti?!

Quindi volevo chiarire e mi sembra che sia abbastanza palese e semplice.

Inoltre, mi spiace molto di comparire nelle vostre ricerche intitolate: sederone in Argentina – la topina della cinese – il seno della topa, etc, etc… (Guardate che le vedo eh? Mattacchioni!) ma potete leggermi ugualmente…. conoscete la Serendipity? Praticamente accade quando state cercando una cosa e ne trovate un’altra migliore.

Bene, quella sono io!

Sicuramente, saprò farvi passare il tempo in modo più costruttivo. Buon proseguimento!

M.

Una notte da toporeporter

Squit! Volevo raccontarvi la mia avventura di qualche sera fa.

Sono stata invitata da un amico di famiglia a partecipare al Festival Jazz di Nizza. Ma no! Non a suonare, bensì a fotografare i musicisti! Che bellezza, ero sicura di divertirmi: fare foto è la mia passione.

Allora parto con mamma e topino, che sono grandi appassionati di jazz (io un pò meno, ma come vi ho detto il mio compito era un altro). Arriviamo a Nizza e vengo accolta come una vera fotografa, mi danno persino l’aperitivo nello spazio riservato ai giornalisti e un pass! Che emozione! La serata, nel caso in cui ve lo foste chiesto, è stata un regalo che mi ha fatto questo nostro amico.

Metto il pass al collo, convinta di potermene andare a zonzo tranquillamente scattando foto qua e là. All’occorrenza, ero persino sicura di riuscire a fare anche una pennichella, nel caso in cui qualche sax avesse prolungato troppo il suo lamento. Ebbene, niente di tutto ciò.

All’improvviso mi sento prendere per un braccio e un uomo, in francese, con un teleobbiettivo più grande di lui, mi grida eccitato che è iniziato lo spettacolo al palco numero 1. Mi calo immediatamente nella parte (è una strategia di noi topini): per lui sono una collega, non posso certo far finta di niente! Corro e, dopo aver percorso circa duecento metri, mi trovo davanti a una folla mai vista. Grazie al pass posso (e devo, se voglio fotografare) passare davanti a tutti, i quali, poverini, con me davanti, non avrebbero visto più nulla.

Le zampe iniziano a tremare dalla vergogna, sento i loro insulti colpirmi le spalle e un milione di occhi puntati su di me. Non sapete quanto io stia rimpiangendo il mio mulino! Tuttavia, ormai sono in ballo e noi topi non ci arrendiamo davanti a niente.

Arrivo annaspando davanti al palco, posso toccarlo con la punta dei baffi.

Vicino a me altri fotografi. Inutile, il muso da fotografa inesperta è tanto evidente che  un topo gentile mi spiega che per fare le foto ho solo un quarto d’ora, poi dovrò scappare. Ah, lo stavo dimenticando: non posso assolutamente usare il flash! Sempre più difficile, accipicchia.

La serata sta per trasformarsi in una vera e propria missione. Alcuni giornalisti, tra uno spettacolo e l’altro, guardano le foto fatte da noi…. Chissà se a qualcuno piaceranno le mie. Dovevo impegnarmi al massimo! Ora, non so se lo sapete, ma al buio, se non si usa il flash, bisogna riuscire a stare immobili, altrimenti… be’, sfido chiunque a capire cosa si è fotografato!

Non ho neppure la possibilità di usare un sostegno, quindi devo arrangiarmi.

Risultato? Ho quindici minuti, la tremarella per la vergogna e gli spintoni che arrivavano dai “colleghi” vogliosi di acchiappare il primo piano migliore non mi aiutano di certo. Stare fermi è praticamente impossibile, ogni click è un pianto, uno scempio.

Nel frattempo, inizia lo spettacolo al palco numero 2 e, di nuovo, ho solo il fatidico quarto d’ora. Corro disperatamente, arrivo al 2 e oltrepasso i bodyguards che mi guardano in modo scimmiesco, come a dire “Sei in ritardo”. La mia reputazione sta andando a rotoli e….. la rischio: uso il flash.

Un sorcio arriva subito gridando mille volte un «No!» con la sua o stretta…. ma due foto ormai le ho fatte ih!ih!ih!

Eppure c’è poco da ridere, i palchi erano 3. Iniziano il terzo spettacolo e il quarto, in contemporanea, nuovamente al palco numero 1. Come faccio? Lancio la mia borsetta rosa  e la sacca a mia mamma: «Tornerò vincitrice!» le grido.

Lei mi guarda felice, fa il tifo per me.

Inizio a correre, e corro e corro e corro. Ho corso dalle nove di sera fino a mezzanotte. Click, guardo il tabellone, aspetto l’artista nel covo delle star. Un altro click, cambio palco, fuggo dall’altro tabellone. Ancora un click…. Sudo, ho il fiatone. I miei simili iniziano a considerarmi loro socia:

«Prendi il piano che io penso al microfono!»

«Allarga, allarga! Guarda lo sfondo!»

«Aspetta le luci. Ecco, ora! Vai!»

Topini, è stata una serata incredibile. Ho perso due chili e tutto il pelo invernale in tre ore, però una cosa l’ho capita: fare il paparazzo non è cosa da poco! Però, se proprio ve la devo dire tutta, mi sono divertita un sacco! Purtroppo i risultati sono quello che sono, ma li condivido ugualmente con voi.

Buona visione da Pigmy, la topofotografa delle TOP star!

 

M.