Due Valli e una Topina: una gita nel basso Piemonte

Ogni tanto mi piace zampettare anche in altre Valli (Ssst! Non ditelo alla mia, che poi s’ingelosisce, già lo so!) e così questa estate mi sono concessa una gita fuori porta mica male, topi!

Me ne sono andata nientepopodimenoché nel basso Piemonte, nelle valli Pesio e Gesso, ed è di queste due che voglio parlarvi oggi.

Ci troviamo come sempre in un paradiso naturale, ancora una volta tra le Alpi Marittime. Si supera Entracque e si lasciata la topo-mobile nei pressi del Lago della Rovina.

Lago della Rovina

Già da qui si gode di un panorama fantastico, tipico dell’alta montagna. In Valle Argentina siamo poco abituati a questo genere di ambienti, assai diversi dai nostrani. Le cime spiccano dal lago, il cielo è terso e si rispecchia nell’acqua, concedendo scatti degni di uno spot pubblicitario o di un documentario. Siamo in Valle Gesso e la nostra meta è il Lago di Chiotas, sotto il Rifugio Genova-Figari, a ben 2015 metri sul livello del mare.

E’ il luogo preferito di Stambecchi e Camosci, si nota subito fin dal primo sguardo, e anche i rapaci, qui, la fanno da padroni. Da anni ormai è anche appurata la presenza del Lupo, di cui si parla tanto anche nel Centro Faunistico Uomini e Lupi di Entracque.

sentiero lago rovina

La salita verso il Lago di Chiotas si fa sentire, topi. Si avanza un po’ come sui nostri sentieri ripidi e scoscesi, con poca ombra a rinfrescare dal caldo estivo. Miriadi di farfalle accompagnano il cammino, sono colorate e audaci, svolazzano vicine e si fanno fotografare.

farfalla valle gesso

Il terreno è sterrato, a tratti costeggiato dalle ortiche (Ahi!) e si attraversano diverse zone pietrose assolate.

sentiero montagna lago rovina

Ma più si sale e più il paesaggio si fa bello, anche se non sembrerebbe possibile, visto il luogo ameno dal quale siamo partiti. Il laghetto da quassù sembra una piccola pozzanghera ora, e le topo-mobili paiono come giocattoli adagiati su un tappeto d’erba finta.

lago della rovina2

Quando ci si ferma a ristorarsi bevendo un po’, prima di riprendere la marcia, ci si guarda intorno, si scrutano le montagne vicine e con un po’ di attenzione si distinguono diversi Stambecchi in lontananza. Li vedete anche voi?

stambecchi lago della rovina

Brucano tranquilli l’erbetta tenera, la testa china, tanto che a un primo sguardo parrebbero semplici rocce marroncino-grigiastre.

Stuole di Lamponi, More e Fragoline si lasciano vedere ovunque su tutto il sentiero, invitandoci a cogliere questi frutti prelibati di cui vado davvero ghiotta.

lampone

E poi Carline, Felci e fiori di campo d’ogni sorta colorano i nostri passi fino al Lago di Chiotas, sulle cui sponde si trova anche il Rifugio Genova-Figari. E qui si gode davvero di una tranquillità incredibile, col cielo come tetto e una corona di cime montuose ad avvolgerci.

Ci si ferma per una pausa lunga, questa volta, per farsi accarezzare da un sole che scotta e scrutare sotto il pelo dell’acqua i pesci che nuotano giocondi in santa pace. Fare il bagno qui è sconsigliato, il pericolo è segnalato dai cartelli, ma qualche topo audace un tuffo non distante dalla riva se lo fa eccome, per lavare via tutto il sudore accumulato con la precedente salita.

lago chiotas

C’è pace qui, tra questi monti, e non si vorrebbe davvero andare via, non dopo aver zampettato qualche oretta. Ma la discesa riserva tante sorprese! Eh sì, topi, perché le famigliole di Stambecchi scendono fino al sentiero e si lasciano guardare e fotografare senza pudore alcuno.

stambecco valle gesso

Sono vicini, anzi, vicinissimi, e di una bellezza selvaggia davvero estrema. Ci sono anche i cucciolotti, piccoli e ancora inesperti guidati dalle loro mamme. E’ bene non disturbarli troppo nei loro affari, sebbene siano tolleranti. I piccoletti, in particolare, suscitano una tenerezza infinita con quelle loro cornine non ancora cresciute come quelle delle mamme.

cucciolo stambecco

Più si scende di quota e più se ne vedono. Brucano con tranquillità e pacatezza, poi si sdraiano sulle rocce o si arrampicano con le loro zampe resistenti ed equilibriste.

stambecchi valle gesso2

E’ bello ammirare il modo in cui questi mammiferi si siano adattati perfettamente all’ambiente in cui vivono e siano con esso un tutt’uno. A volte hanno qualche scaramuccia, presto risolta per fortuna, poi la vita torna a scorrere placida e selvaggia.

stambecchi valle gesso4

Conclusa questa gita strabiliante, ne inizia un’altra, questa volta in luoghi a me più familiari. La Valle Pesio era una delle mete predilette dalla mia topofamiglia per le vacanze estive, quando ero una topina piccola piccola, ma qualche ricordo lo conservo ancora con tanto affetto.

valle pesio

Come scordare i pranzi da re sul prato del Rifugio di Pian delle Gorre, le capriole con i topo-cugini, le domande con le quali prontamente tempestavo topomamma, topopapà e i topononni? Che dire, poi, di tutte le passeggiate zampettando per i boschi con quegli alberi alti, alti, ALTI (e io son piccolina, e io son piccolina) e le zampette nel fango per acciuffare le rane per qualche secondo, lasciandole poi libere di saltellare altrove?

Insomma, volevo a tutti i costi tornare in quei luoghi e così eccomi qui a raccontarvi anche questa.

Devo dire che anche in Valle Pesio, come nella mia Valle, si possono incontrare strane creature… ma non mi aspettavo assolutamente niente di tutto ciò! Guardate un po’ in chi mi sono imbattuta!

serpente bosco valle pesio

Un serpente gigante se ne sta acquattato nel bosco, vi assicuro che è davvero di dimensioni notevoli… ed è interamente realizzato con materiali naturali offerti dal bosco.

E, a proposito di quest’ultimo, lascia proprio senza fiato.

valle pesio albero

Le conifere, per lo più Abete Bianco, odorano di resina e aghi, un profumo forte, che già da solo basta a fare aprire i polmoni. Lo scroscio del torrente Pesio dona pace e serenità, soprattutto quando grazie alle cascatelle scende più sinuoso tra i ciottoli del sottobosco.

cascata pesio

E’ un percorso bello, pulito, quasi tutto pianeggiante, pieno di topi che qui vengono a godere del fresco offerto con generosità dalle alte fronde arboree. Fa quasi fresco in questi luoghi, se ci si ferma per lungo tempo è bene mettere un golfino sulle spalle. E qui camminano tutti, ma proprio tutti! Topi anziani, topini piccoli, topi con problemi motori… persino i topi di città ci si avventurano con piacere, perché qui si gode di scorci che fanno respirare, si esce dal bosco rinfrancati, alleggeriti, sereni.

parco valle pesio

La rete sentieristica è davvero fitta, i percorsi da fare sono così tanti che non basterebbe una settimana per scoprirli tutti, ma io ho voglia semplicemente di zampettare in luoghi familiari che non vedo da diverso tempo e così finisco dritta dritta all’Osservatorio Faunistico.

cervi osservatorio faunistico valle pesio

Fu costruito nel 1990 per permettere ai Cervi di abituarsi all’ambiente nel quale furono reintrodotti e conta una superficie di quattro ettari. Ci sono diverse femmine coi loro piccoli, è bello osservarle per un po’, prima di zampettare di ritorno. Preferisco le bestiole libere di correre, piuttosto che chiuse in un recinto, ma la loro bellezza è comunque innegabile. Senza contare che la loro permanenza qui è comunque temporanea, per fortuna.

cervi osservatorio faunistico valle pesio2

Tra gli alberi del sentiero si respira un’aria magica e insolita e io me ne torno a casa ancora più desiderosa di scrivere nuovi articoli per voi, topi! Perché se è vero che è bello mettere il naso fuori dalla tana e vedere luoghi nuovi, è altrettanto vero che la mia tana è bellissima e sempre unica nel suo genere. La amo e voglio farla scoprire per benino anche a voi. Un bacio silvano a tutti.

La Gola delle Fascette

La Gola delle Fascette – un luogo incredibile in terra brigasca.

Un sentiero, “vicino di casa”, a due passi da me.

Dagli aspri monti, scavalcati anche da topononno (topononno l’Alpino, non quello dell’Africa) durante la Seconda Guerra Mondiale.

Una spettacolare Gola topi, lunga circa 600 metri, intagliata completamente nelle rocce calcaree tipiche dei miei luoghi.

E’ lei che, precisamente, segna il confine tra la provincia d’Imperia e Cuneo e rappresenta un particolare fenomeno di cattura idrica.

Il Rio Nivorina, che scende dal vallone di Upega, già 1.000.000 anni fa, confluiva probabilmente attraverso la Colla Bassa nel Rio Piniella e quindi in Val Tanarello.

Siamo infatti nell’Alta Valle Pesio e Tanaro e, grazie alle informazioni che ci forniscono gli addetti di Parcopesio.it possiamo scoprire un paesaggio incredibile.

Col passare delle Ere, la carsificazione nel settore delle Fascette deve essere stata intensa e a molti livelli. Questo presumibilmente ha favorito, insieme ad altri fattori, l’intaglio della Gola e la conseguente cattura del Rio Nivorina verso il vallone del Negrone.

Oggi, la circolazione idrica nella Gola delle Fascette è totalmente sotteranea per gran parte dell’anno poichè, le acque del Rio Nivorina, sono inghiottite dal Garb del Butaù.

Solo i grandi deflussi, con lo scioglimento primaverile delle nevi o a causa di violenti temporali, attivano la circolazione superficiale lungo il fondo della Gola. Poichè le acque percorrono zone inesplorate, possono essere avanzate solo ipotesi a spiegazione di questo fenomeno. A fronte di grandi portate idriche, si attiva la risorgenza semi fossile Garb da Fùuze (Garbo della Foce), posta a circa 30 metri d’altezza dalla Gola. Se le portate aumentano, s’innesca uno strano fenomeno, per cui, alzandosi il livello di falda, l’acqua torna a monte per fuoriuscire dal Bataù riattivando così la circolazione superficiale.

Fino a tempi relativamente recenti, la Gola, costituiva una barriera invalicabile lungo il corso del fiume per le genti dei paesi posti a valle e a monte di essa, costrette per comunicare, a lunghi percorsi.

Solo alla fine dell’800 venne tracciato, con la collaborazione dell’Esercito, un sentiero lungo tutta la Gola, in seguito attrezzato con funi metalliche nei punti più esposti.

All’isolamento dell’Alto Tanaro si pose rimedio nel dopoguerra: la ditta Feltrinelli, costruì la rotabile Upega-Viozene in cambio della concessione del taglio delle Foreste della Binda, del Bosco delle Navette, (che ne ho parlato in questo post https://latopinadellavalleargentina.wordpress.com/2012/09/18/il-bosco-delle-navette/ ) e del Bosco Nero. Fu completata nei primi anni ’50.

I detriti prodotti dal passaggio delle strapiombanti pareti della Gola, furono scaricati nella forra, alternandole così la morfologia.

L’alluvione del 1994 trasportò verso valle molti di questi detriti riscoprendone, in buona parte, l’antico aspetto spettacolare per le grandi marmitte che sono simili ad aperture e i numerosi fenomeni di erosione presenti.

E’ la strada che si percorre appunto per arrivare al paese di Upega ed è uno splendido canyon ricco di grotte che non solo costituiscono tutto il sistema idrico di tutto il Marguareis ma che sono anche spettacolari da visitare, come potrete vedere in questa bellissima pagina dove un gruppo di coraggiosi dice addirittura di aver visto la più bella Gola che gli sia mai capitato di scoprire. Eccovi alcune loro foto e la loro descrizione http://www.aspeterpan.com/grotte/lupo02.htm

Ogni grotta ha un nome, alcune sono piccole e con poco significato, altre invece, dei mondi a sè.

E’ davvero un luogo magico, dall’atmosfera misteriosa e dalle alte falesie imponenti ma completamente percorribile anche in auto, con il solo desiderio di appagare gli occhi.

Io per adesso vi regalo qualche immagine, nella speranza che possiate capire la bellezza di questo posto, ma invito davvero a venirlo a visitare realmente perchè offre scenari da mozzare il fiato.

Un forte abbraccio, vostra Pigmy.

M.