La bella stagione stà arrivando e come ogni anno mi dedico alle mie piantine che hanno bisogno di un po’ di lifting e restauro dopo il lungo riposo invernale. Alcune le pulisco, alcune le travaso ed ad alcune parlo anche. No, no topini non crediate che mi metto a raccontargli le favole però insomma bhè, qualche complimento…. Ci tengono particolarmente. Certe sono anche permalose pensate un pò!
Lo trovo un hobby rilassante, che ogni tanto eseguo con piacere sotto il tepore del primo sole primaverile. C’è un po’ di tutto, lo sapete anche voi, Orchidee, Ortensie, Innominate, nel senso che non hanno un nome perché non lo conosco, e poi le Crassule che potete ben vedere in queste foto ossia una famiglia delle piante grasse, succulente e, per la precisione, una parte di quelle piante cicciotte ma senza le spine.
Ne ho qualcuna spinosa ma la tengo in alto per evitare che i miei amici pelosi, e pure io sinceramente, ci pungiamo ogni momento. Un giorno vi presenterò anche loro.
Queste che vedete nelle foto, e che sembrano tutte uguali ma non è affatto così, mi sono state regalate in gran parte dalla mia amica Nicoletta, immagino vi ricordiate di lei: la mia socia in “reportage fotografici”.
Per cui permettetemi anche qui di dirle un ulteriore “grazissimo” per il bellissimo dono.
Come vi dicevo potete vedere una Kalanchoe Thyrsiflora, una Crassula Perforata, una Capitella, un’Euphorbia Obesa, una Cotyledon e molte altre. Hanno bisogno di un po’ di terriccio nuovo e di qualche coccola. E perché no? Anche di una casetta un po’ più grande.
E allora scavo, riempio, sistemo e una volta finito annaffio, aggiusto, posiziono e si, intanto c’è chi guarda senza fare nulla, al fresco, beatamente. Ovvio, nel mio vaso, dopo essersi scavato il posticino per il paniere.
Controlla ch’io faccia tutto per il meglio. Molte di queste piantine sono ancora parecchio piccole ma alcune, sono invece già cresciutelle e tra poco butteranno fuori i primi fiori che, credetemi sono stupendi in questo tipo di piante. Santa topa! Guardandole mi rendo conto davvero di quanto siano cresciute e quanto in fretta. La pianta ad esempio che fa da pergolato al mio gatto Gino (ormai famoso) ad esempio, ce l’aveva regalata 4 anni fa un amico di famiglia. Era alta non più di 5/6 cm. In soli 4 anni, avete visto com’è cresciuta? E mi stà cacciando fuori anche un fiorellino. Piccolo, bianco come il latte. Eccolo qui.
Eh si! Questo è proprio un bel periodo! Per me. Per Topomarito un po’ meno invece. Quando vede che mi infilo i guanti del mestiere gli vien male.
Sa già che: dovrà aiutarmi a spostare i vasi grossi, andarmi a recuperare della terra che immancabilmente non basta, comprarmi dei vasi della misura esatta senza sgarrare (poverino, va in giro col metro e corrompe i commessi nel fargli dire che non c’erano vasi di altro tipo) e si dichiara completamente inesperto nel bricolage che mi piace affiancare all’arte del giardinaggio.
Via le erbacce e le foglie secche, i sottovasi rotti e tutti quei depositi inutili invernali. Ma lui, con la scusa del cambio stagione, ogni anno dice di sentirsi senza forze.
Io però non demordo e continuo imperterrita. E voi? Anche voi vi occupate di giardinaggio? Anche a voi piacciono le cicce?
Un bacione topi, ora abbiate pazienza ma devo proprio continuare. Alla prossima!
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I passi degli altri
Passi, passi e poi…?
Cari topi, le calzature che vedete in queste immagini sono scarpe che ho trovato abbandonate in giro in vari luoghi e ho fotografato. Mi son sempre detta, “prima o poi ne farò un post”, e qu
el giorno è arrivato.
Sì, perchè non capita a tutti, penso, di trovare scarpe lasciate qua e là, soprattutto se ci si ferma ad immaginare come abbiano potuto fare, i vecchi proprietari, a tornare a casa scalzi. Da non credere vero? Non le ho messe io, ve lo posso assicurare. A voi è mai capitato di trovarne così tante? Chissà cosa vorrà dire. Oddio, non dev’esserci per forza una spiegazione, ma forse sì.
Ed è anche bello poter pensare che forse… devo prendere e andare a scoprire nuovi luoghi? O devo soffermarmi un po’ di più con le zampe a terra? Oppure ancora, la Caritas, così facendo, può aiutare di più i bisognosi?!
Ma dove mi soffermo maggiormente è sul pensiero che mi porta a chi, queste calzature, volente o nolente, le ha abbandonate.
Un elegante paio, color mogano, su una panchina di Parigi in Rue d’Alésia, uno più sportivo, per passeggiare in campagna in compagnia della natura, uno per tutti i giorni, fuori da un Supermercato, dove probabilmente tutti i sacchetti erano già troppo pesanti da portarsi appresso. Un grosso paio di stivali verdi, in gomma; tipici del pescatore, messi a colare via tutta l’acqua entrata. Ciabatte da bambino. E che dire di chi delle scarpe ne ha fatto due comodi vasetti?
Insomma, ce n’è per tutti i gusti. Lasciate lì, forse dopo una serata passata con Bacco, inebriati dall’alcool, o una fuga improvvisa, per la quale non c’era tempo da perdere, o ancora, una semplice dimenticanza. Ma com’è possibile? Ognuno di essi… In quanti mai potrebbero dimenticare scarpe in giro? E quanti passi, queste scarpe hanno fatto prima di rimanere ferme lì? Appoggiate a terra o sospese per aria? Una Valle piena di calzature la mia. E non è Valleverde!
Un bacione topini e non zampettate troppo voi!
M.
Monotonia nelle fontane ma fantasia nei vasi
Rimanendo a Verdeggia, volevo farvi notare alcune cose caratteristiche di questo borgo che non passano certo inosservate. Iniziamo a guardare, nel nostro tour, la creatività e la fantasia dei verdeggiaschi.
Guardate dove mettono i fiori e cosa utilizzano come vasi. Di tutto! Il tronco di legno, scavato e riempito di terra e addirittura uno sciacquone, una vaschetta per l’acqua del gabinetto, pitturata e messa in bella mostra. Eh, nella mia valle non si butta via niente! E queste piantine grasse, che scendono a cascata, sanno adattarsi in modo davvero
incredibile. Ma ho anche visto bidoni di pittura, carriole e persino un lavabo, tutti pieni di fiori colorati! Perchè spendere soldi in vasetti di plastica tutti uguali?
La stessa genialità non è stata dimostrata nella costruzione delle fontane. Quella che vi mostro è soltanto la sesta o settima che ho visto in giro per il paese. Ce ne saranno una decina e sono fatte tutte così. Ho anche visto una targa di ringraziamento ottonata, nella quale si possono leggere i nomi delle cave più importanti della mia valle che hanno contribuito alla realizzazione di queste opere di restauro. Sono comunque fontane importanti, antiche, e sono state ristrutturate e mantenute. Insomma, non per fare la femminista, ma mi sa che qui ad avere tanta immaginazione sono le topine, ai topini, invece, manca un po’ l’inventiva.
Vado a sfogare la mia creatività, mi sento ispirata!
A presto,
la vostra Pigmy.
M.