Il Lombrico – abitante di un mondo nascosto

La Terra è come una madre e nasconde in sé tantissima vita oltre a quella che mostra all’esterno, attraverso diverse manifestazioni.

È in lei, infatti, che germogliano i semi, che le radici si nutrono, che l’acqua viene assorbita e raccolta. Ma dentro di lei, ancora più in profondità, si svolge un’esistenza a volte frenetica e a volte tranquilla di un mondo che non conosciamo, nascosto dalle sue potenti braccia e il suo spessore.

È il mondo di alcuni insetti e di molti invertebrati e saranno proprio questi ultimi che oggi andremo a conoscere; in particolar modo i Lombrichi.

Il Lombrico, che scientificamente si chiama Lumbricus terrestris, è un anellide dal colore rossiccio con sfumature che vanno dal grigio al viola e che noi, banalmente, chiamiamo verme. Il termine “anellide” deriva dal fatto che l’intero suo corpo è formato da vari anelli e il primo è quello che forma la bocca. Se crediamo essere uno dei pochi abitanti del mondo sotterraneo ci sbagliamo di grosso, in quanto solo la sua grande famiglia comprende oltre 700 specie di Lombrichi.

In più bisogna considerare tutti gli altri tipi di vermi e vermetti che possono coabitare con loro… E sono moltissimi, ci pensate?

Mi ci è voluto davvero poco, infatti, andando alla ricerca di qualche Lombrico per scrivervi questo post, incontrare altri esseri in sole poche zolle di terra.

Alcuni neri con microscopiche zampette, altri bianchi e sottili, altri ancora molli e paffuti.

Il Lombrico, dal carattere timido e tranquillo, cerca di nascondersi subito appena scoperto e inizia ad agitarsi e ad allungare e contorcere il suo corpo insinuandosi nell’umida oscurità in cui vive.

Ad alcune persone fa senso, ma in realtà non è pericoloso ed è del tutto innocuo.

I Lombrichi si nutrono di vegetali e per farlo escono di notte, nel momento in cui il sole non può nuocere loro con la sua luce. Per questo motivo, in America sono chiamati “gli strisciatori notturni“. Gli elementi biodegradabili alimentari e anche in putrefazione appartengono alla loro dieta e, pur non sembrandolo, sono dei gran mangioni. La parte del loro ventre, infatti, è più grossa rispetto al resto del corpo e si chiama clitello.

Pur sembrando tubicini mobili senza organo alcuno, i Lombrichi sono ermafroditi, vale a dire che hanno organi sessuali sia maschili che femminili con i quali si riproducono. Non hanno però il naso per respirare e filtrano l’aria attraverso la pelle per funzione osmotica.

Pur essendo abitanti del sottosuolo, quando piove molto sono obbligati a salire in superficie per non annegare, ma sono campioni di profondità: possono difatti raggiungere senza problemi i due metri, scavando.

Con il loro corpo mobile possono distendersi o formare cerchi o creare movimenti di peristalsi per avanzare. Creano nel terreno dei cunicoli dentro i quali procedono formando un habitat ricco di filtrazioni d’aria e umidità che può creare a sua volta l’humus da loro tanto amato. Si tratta di un composto di sostanze organiche del suolo.

Non ci crederete, ma in certi punti il loro corpo è ricoperto da una peluria, praticamente invisibile all’occhio umano, che aiuta l’animale a scavare.

La maggior parte di loro non raggiunge i 10 cm di lunghezza, ma alcuni esemplari possono invece tranquillamente superare i 30 cm.

Quando sono così grandi e numerosi, possono essere un danno per l’agricoltura, tuttavia occorre dire che sono anche nutrimento per molti animali, come uccelli e roditori, ma io vi giuro che non li mangio! Senza contare che possono persino essere allevati in un lombricaio e utilizzati poi per la pesca amatoriale, quindi piacciono anche ad alcuni pesci.

Un po’ di cose sul Lombrico ve le ho dette, ma prima di lasciarvi ne ho ancora una da raccontarvi che riguarda il suo significato simbolico.

Il Lombrico, come il verme in generale, simboleggia la rinascita e la nuova vita. È l’emblema dell’uscita dall’oscurità per raggiungere la luce, dove una nuova vita, finora tenuta nascosta dentro di noi come nel ventre della terra, vuole fiorire. In correlazione con il ventre e con la terra, vista come una madre, soprattutto per le donne il verme indica la capacità di procreare. Una capacità intesa sia come dare alla luce una nuova creatura o come, appunto, far sorgere, dare vita, a una nuova esistenza.

Scommetto che, dopo questa conoscenza, il nostro amico del buio vi è un po’ più simpatico.

Un bacio “di striscio” a voi!

Elogio ai doni della Natura e della Valle

Cari Topi, oggi vi scrivo per comunicarvi una cosa per me assai interessante.

Mi è capitato, ultimamente, di sentire parecchi di voi lamentarsi a causa di molti malesseri e, come se non bastasse, l’arrivo della primavera ha contribuito a rendere questo periodo ancora più sgradevole dal punto di vista della salute, causando allergie o intolleranze varie. Che peccato! Una stagione così bella! La stagione della rinascita, dove tutto sboccia a nuova vita.

So che molti hanno iniziato ad assumere medicinali i quali gli hanno portato altri problemi, mentre quello di cui voglio parlarvi oggi non ha quasi controindicazioni, se si fa un po’ di attenzione e se ci si impegna in qualche ricerca.

Ma torniamo al discorso che volevo farvi e vi assicuro che per essere certa al cento per cento che sia vero ciò che ho intenzione di rivelarvi, ho chiesto verità anche a tre miei cari amici: Maga Gemma, Strega Cloristella e lo Spirito della Valle.

Ebbene, il discorso che voglio intavolare oggi riguarda le cure verso i disturbi che possono colpire voi umani, ma anche noi creature del bosco.

Grazie alla mia personale esistenza e alla conferma dei miei amici, posso stabilire che in natura esistono le farmacie più fornite che possano esserci sul pianeta. Negli abissi del mare, negli intrichi della macchia, sui pascoli incontaminati esistono, pronti all’uso, tutti i prodotti curativi e medicamentosi di cui possiamo avere bisogno.

In effetti, ragionandoci su, se pensiamo che la natura è nostra madre e noi siamo la natura, come potrebbe lei non difenderci e curarci? È nostra mamma ed è formata dai nostri stessi atomi di ossigeno, di idrogeno, di carbonio! Va be’, ora volevo farvi vedere che non dico sciocchezze, ma è proprio così.

Qualche tempo fa, in una radura presso il Passo della Mezzaluna, lo Spirito della Valle mi confidò che, un tempo, gli uomini preistorici che vivevano quella zona, trattavano i loro malanni e le loro ferite con le erbe che nascevano dove ora sorge il Ciotto di San Lorenzo! Mi suggerì di guardare tra le mie zampe e infatti vidi la Lavanda, la Bardana, la Piantaggine, il Cardo Selvatico, il Tarassaco… ma che meraviglia! Quanta ricchezza! Ecco un disinfiammante, un lenitivo, un digestivo, un antibiotico naturale.

Mi raccontò persino che… sui tagli o sui morsi di alcuni animali, mettevano i vermi! Avete capito bene. I vermi erano in grado di eliminare l’infezione mangiando la parte infetta della ferita e lasciando il danno pulito e sterilizzato. Va be’, è ovvio che oggi non dobbiamo arrivare a tanto, ma volevo farvi capire come Madre Terra pensi a tutto, in un ciclo perpetuo e continuo. Il ciclo del sacro equilibrio.

La natura è dotata di ogni rimedio. Come faremmo, altrimenti, noi bestioline a cavarcela? Ve lo siete mai chiesto?

 Inoltre, e ora non voglio peccare di vanità ma così è, la Valle in cui vivo è davvero molto generosa in tal senso! Offre tantissime varietà e specie di erbe officinali, piante spontanee curative, fiori edibili. Ne è ricca. Non c’è malessere che non possa essere trattato con qualche dono della Valle Argentina.

E ogni zona, di questo speciale angolo di paradiso, ha ciò che serve.

La Menta e l’Iperico, ad esempio, si troveranno solo in certi luoghi ma non in alta Valle. Nessun problema, però, perché in alta Valle ecco spuntare il Timo e la Genziana! Per non parlare della freschezza delle Conifere che purifica ogni situazione. Nel primo entroterra, invece, ecco la Gambarossa, l’Ortica e il Trifoglio, fino al mare, dove possiamo godere della sua acqua e delle sue alghe ricche di oligoelementi salutari, che diventano elisir per il nostro benessere. C’è davvero di tutto.

I vari e preziosi elementi possono essere utilizzati da soli o mescolati tra di loro al fine si ottenere ulteriori cure ed è meraviglioso osservare, con i propri occhi, la loro riuscita.

Tutto quello che vi sto dicendo non è poi così assurdo né lontano. Le nostre nonne, fino a pochi anni fa, ne facevano largo uso. E vi siete mai chiesti perché le famose Bazue che vivevano nella mia Valle sono state sterminate? Be’, è semplice. Attraverso i frutti di Madre Terra guarivano quello che sembrava impossibile e magico. Perciò passavano per donne che di umano avevano ben poco e non si poteva certo accettare una cosa così.

Non mi stancherò mai di ringraziare il luogo in cui vivo per tutto ciò che mi regala e per tutti i problemi che mi risolve. È fantastico e non mi fa spendere nemmeno un soldino!

Grazie, Madre Natura, e grazie Valle Argentina.

Un abbraccio terapeutico a tutti voi!

Topononno aggiustagatti

Buffo vero? Un topo che rimette in sesto un gatto.

Ebbene si amici, eccovi in pole position l’ultimo arrivato in tana. Si lo so, niente di che. Bellissimo per carità, ma un pò rantegu. Da noi “rantegu” vuol dire malconcio. Sembra un ragno più che un micio. Ma come si fa a resistere ad un musetto così?

E’ arrivato lui. Miagolando pretenzioso. Topononno lo ha visto nel suo orto e… gli ha dato da mangiare. Ciao. Finita. Amore a prima vista.

Ora, voi forse non riuscite a vederlo ma è magro da far paura e, quando è arrivato una settimana fa, manco si reggeva in piedi. Dire che zoppicava è dire poco. Sembrava, boh… non so nemmeno io cosa sembrava!

Adesso invece già saltella, si nasconde, gioca. Ha ancora gli occhi un po’ cisposi, dentro alle orecchie ha l’intera centrale di Chernobyl e, sul naso, la discarica comunale.

Non ha pulci solo perchè inizia a far freschetto. Avrà anche i vermi presumo ma, il vermifugo, è un prodotto troppo moderno per topononno. Nessuno è venuto a reclamarlo e lui se ne va a zonzo beato per la campagna con un altro trovatello. Sì, topononno si è messo a salvare tutti i gatti della Liguria. Vuole imitare me e Niky mi sa.

Mia zia quando l’ha visto ha esclamato – In autru gattu?! – (Un altro gatto?!) e mio nonno – E mialu… poru ninin, cum’a fajevu a lasciallu cuscì, nè… vegni, vegni minuminu… – (E guardalo… povero ninino, come facevo a lasciarlo così, nè… vieni, vieni minuminu…).

Mia zia – Ma ti ti sei nesciu, u pà in rattu autru che minuminu…- (Ma te sei scemo, sembra un ratto altro che minuminu…). Ecco, questo è stato il dialogo in famiglia quando quattrozampe peloso è giunto.

Zia di gatti non ne voleva più da quando quello che avevano è andato a finire sotto ad una macchina che l’ha investito e ucciso. Poi, si è lasciata convincere a prendere la trovatella Lucy e adesso questo. Fatto sta infatti che, alla fine, anche zia si è innamorata e adesso è la prima che nasconde un po’ di cibo per portarlo a quello che un domani sarà un gatto meraviglioso.

Ha un pelo e un muso bellissimi, non trovate anche voi? Non ha un vero e proprio nome. Ormai tutti lo chiamiamo Minuminu che è il richiamo di topononno.

E dovreste vedere come si diverte topononno a vedere micio che salta rincorrendo i grilli o cercando di arrampicarsi sulla catasta di legna.

Ma non ha ancora molta forza nelle zampe e, sapete com’è, nonno non è quello dei veterinari e dei dottori. Forse non sa nemmeno che esiste il dottore per gli animali ma con Lucy è riuscito in tutto e sono sicura che riuscirà anche con questo qui.

E’ inutile ch’io m’intrometta perchè tanto sa lui cosa fare e non sente ragioni. Topononno è convinto sia sufficiente coccolarlo molto spesso e io, tutti i torti, non posso darglieli. Lui infatti, al pomeriggio, si siede sulla sedia di vimini sotto al suo nocciolo e i gatti, uno per volta, gli salgono in grembo per prendersi la loro razione giornaliera d’amore. E poi gli fanno gli appostamenti. Giù nell’orto, si nascondono dietro alla rosa o dietro ad un cavolo e poi, quando lui passa, all’improvviso, saltano fuori. Topononno non si è ancora abituato e, ogni volta, le risate sono spontanee.

Minuminu è ancora un po’ diffidente con gli estranei ma, a parer mio, ancora qualche giorno, e diventa buonissimo. Ho visto gatti molto più selvatici di lui, diventare affettuosissimi. Insomma, topononno, proprio non può stare senza fare niente e, alla sua veneranda età, ora si è messo a fare il “crocerossino” dei felini. Beh, che volete che vi dica, ben venga! Per lui e per loro!

E allora:- Benvenuto Minuminu!-.

L’unico problema che ha, è il colore del pelo. Topononno è sampdoriano e, quando lo accarezza, lo chiama “gatto juventino”, chissà se sta pensando anche di tingergli il pelo. Con topononno, tutto è possibile.

Quando sarà più grande vi farò vedere la sua trasformazione. Per ora è un frugoletto che dorme nello scarpone di nonno e non è nemmeno capace a fare le fusa. E’ buffissimo. Stiamo a vedere cosa diventerà.

Vi mando un bacione! Miao! Anzi Squit!

M.

Il Pepe “speperizzato”

Quando ho chiesto a Niky, tanto tempo fa, dove aveva trovato il suo tesoro, Pepe, il bellissimo gattone tutto nero che vedete nelle immagini, queste furono esattamente le sue parole:

 Allora, l’ho trovato casualmente, una sera d’estate. Dopo il lavoro ho raggiunto i miei e topomarito in campagna come ogni sera, in quel periodo. Ero impegnata nella ‘raccolta delle uova’ ed ho sentito, lontana ma fortissima, una vocina stridula. Sono corsa verso l’uliveto incolto dei vicini, da cui provenivano le grida, e ho visto un ‘ratin’ (che nella nostra lingua è un topolino, anche se stava parlando di un micetto), nero e magro che però non si è lasciato avvicinare. Gli ho subito portato del cibo, mi sono allontanata e l’ho guardato da lontano mangiare con ingordigia. Per quattro sere consecutive si è ripetuta la stessa cosa. La quinta sera, il colpo di scena, mentre stava mangiando, l’ho visto accasciarsi sulla ciotola, senza forze. Sono corsa da lui ed ho trovato di fronte a me una cosa terribile. La sua coda era completamente distrutta. Pelo e carne viva mescolati su quello che rimaneva di un codino spezzato, e dalla carne, fuoriuscivano larve e vermi… era in cancrena! L’ho portato d’urgenza dal veterinario… radiografia, ed infine, l’unica cosa da fare… l’amputazione“.

E infatti, topi cari, anche Pepe, come Blue, ma per diversi motivi, è senza coda.

Noi, di animali normali, non ne vogliamo.

Ma vi sembra che per il bel Pepe questo sia un problema? Oh no! A parte il fatto che è bellissimo ugualmente con quel manto nero e quegli occhi che cambiano colore fino a diventare come l’oro, è anche un gran giocherellone. Ha un pò paura delle persone che non conosce ma con i suoi tanti “fratelli” va molto d’accordo. In ultimo Miele, è quello che lo tiene più vivo di tutti! Insieme fanno la lotta, senza unghie, senza farsi male.

E’ in questi momenti che usiamo dire “viene speperizzato”, perchè ovviamente, ad avere sempre la meglio, è il cucciolotto, ultimo arrivato. Pepe è troppo buono. E’ un gattone molto, molto affettuoso e anche paziente. Accetta di buon grado ogni nuovo arrivo nella grande famiglia e passa le sue giornate, quando può, a sonnecchiare all’ombra nella splendida campagna. Una campagna che lui adora e vive più che può.

Accetta il calduccio casalingo infatti, solo nelle più fredde sere invernali, per tutto il resto dell’anno, non ci pensa minimamente a stare rintanato in casina. Lui deve scorrazzare, rincorrere le lucertole, i topolini (vacci piano Pepe per favore!), le farfalline. Deve prendere il sole, mangiare l’erba, rotolarsi per le fascie. E si, ha sempre un gran da fare. Guardate che aria furba che ha! Sembra quasi che se la tira, invece, potete credermi, è buono e semplice come il pane! E’ solo che non ama molto essere intervistato! Ma a me a fatto piacere presentarvelo.

Un altro amico che deve ringraziare il buon cuore di Niky, e Niky ringrazierà sicuramente lui per le bellissime giornate che le fa sempre trascorrere.

Miao Pepe, anzi Squit!

M.