E “messe in mustra” de Baäucu

Sono tante, tantissime topi e vi avviso subito che non le ho nemmeno fotografate tutte. Sono numerosissime e poi comunque non posso farvele vedere tutte io, dovete andarvele a godere dal vivo perché meritano tantissimo!

Ce n’è di tutti i tipi possibili e immaginabili e… Oh! Ma che sbadata! Non vi ho detto di cosa sto parlando! Scusate, mi sono fatta prendere da tanto fascino, tanta bellezza e soprattutto tanta bravura.

Ebbene, sto parlando delle stupende opere d’arte che si trovano in bella mostra per le vie e i carruggi di Baäucu (Badalucco). E sono una più bella dell’altra.

Dopo avervi presentato Piazza Etra, un intimo luogo di questo paese dove l’arte pura trionfa (se ve lo siete perso, potete cliccare qui) non posso non farvi osservare altre carinerie artistiche. Venite insieme a me, che ne vediamo qualcuna.

Badalucco è uno degli abitati più grandi della Valle Argentina e ha un centro storico ampio e ricco. Oggi, o meglio, da qualche anno, ricco anche di queste bellezze che si possono trovare appese, in quanto creazioni di argilla, o vetro, o porcellana, oppure dipinte direttamente sui muri.

Vogliono essere soltanto ammirate, ma a volte svolgono anche un ruolo importante, come quello di indicare la Bottega Artigiana che le realizza. E da qui si capisce bene come, in questo borgo, si possano anche visitare laboratori o centri nei quali si lavorano i materiali come una volta.

Tutte insieme, rendono questo dedalo di vie intricate davvero suggestivo e incantevole. E variopinto, anche! Dove neanche il sole osa entrare e i carruggi appaiono bui e sinistri, ci pensano loro a mettere allegria con i loro colori e le loro forme.

Guardate, guardate: non sono splendide? In vari stili e per tutti i gusti. Dall’astrattismo al realismo. Certe sono firmate riportando il nome dell’autore.

Alcune costruzioni sono completamente dipinte, o lo è una gran parte di esse, e su diverse pareti si possono leggere anche scritte che sanno di bello, di pace e di speranza.

Gli occhi si spalancano dietro ogni angolo e, dopo un po’ che si cammina, viene spontaneo aspettarsi la sorpresa… che non manca. Non ci sono zone prive di queste bellezze – messe in mustra – (messe in mostra).

Insomma, girovagando di qua e di là per questo bel borgo, non ci si annoia di certo, che siate patiti di arte o meno. Pure i piccoli topini, noto, rimangono estasiati e sorpresi e giocano a chi trova la prossima per primo.

Il centro storico, così antico e scuro, appare più allegro e certamente curato in modo migliore. Dove la luce, come ho già detto, non scalda e non illumina, ci pensano i colori e la dedizione che traspare da queste realizzazioni ad abbracciare affettuosamente il passante.

Splendidi trampolini per lanciarsi e tuffarsi appieno nella fantasia. Sì, perché da una soltanto di queste opere si può iniziare a viaggiare con l’immaginazione verso mondi sconosciuti che sanno di arcobaleno.

Ecco come rendere una semplice passeggiata tra carruggi in una camminata indimenticabile per le vie di un borgo. E già li sento i fuestei (turisti) una volta tornati a casa – Come si chiamava quel paese che abbiamo visitato pieno di opere d’arte per le vie?

Si chiamava Badalucco. Si chiama Badalucco!

Un bacio artistico a voi, topi!

La mia Liguria

In quell’arida terra il sole striscia

sulle pietre come una serpe…

Ombra e sole s’alternano

per quelle fonde valli

che si celano al mare…

Il mare in certi giorni

è un giardino fiorito.

Queste le parole di Vincenzo Cardarelli per descrivere una delle regioni più particolari d’Italia, anche se ognuna ha le sue caratteristiche. Queste, quelle della Liguria, terra mia, terra rosa, viola, dalle sfumature arancio. Una tra le più piccole parti di terra su un territorio particolarmenteSONY DSC montuoso e tormentato. E oggi voglio parlarvi della stessa terra che accoglie la mia Valle.

Questa terra che sembra un antico anfiteatro, importante vertice, nella parte di Ponente, la parte in cui vivo, tra la Francia e la regione del Piemonte. E questa parte, a Ovest, attraversata da valli generalmente abbastanza aperte, è forse la parte meno aspra ma alcuni suoi paesaggi scoscesi sono di un fascino superlativo.

Ognuna di queste valli è incisa da un SONY DSCcorso d’acqua e questo fa si che, a vederla dall’alto, possa sembrare un variopinto merletto.

La mia Liguria dalla doppia anima, contesa fra l’intraprendenza dei centri marittimi e dei commerci dei naviganti e la parte più tranquilla e rurale dell’entroterra. Quella viva nel Medioevo e oggi invece più spopolata. Due punti di forza che non hanno mai smesso di rendere vivo l’ambiente che li ospita. Professioni che si tramandano da secoli, e da secoli hanno segnato la nostra personalità. Noi liguri spesso introversi, burberi, asociali. Il mite clima, la bellezza naturale dei luoghi, la mia Liguria conserva una fisionomia autentica di angoli suggestivi che dimostrano come si fa a rimanere in piedi nonostante tutto. La supremazia di vari imperi l’hanno governata, ma non si è lasciata abbattere.

La terra arida che sembra non provare emozioni, non patire, non gioire, è invece un vecchio “con il solco lungo il viso…” (Il Pescatore – De Andrè).

Terra verde dalla linfa che l’attraversa e la rende viva. Abitata da persone che hanno sempre dimostrato e sviluppato grandi doti d’ingegno e iniziativa essendone obbligati, la mia terra ha sempre dimostrato come riesce a cavarsela da sola. Ed è bella, è bella, è lei.

Ha saputo, nonostante tutto, conservare borghi meravigliosi dall’eccezionale fascino ambientale e con grandissimi interessi storici e culturali.SONY DSC Spesso, sia marinari che montani, arroccati su rocce dallo splendido effetto. Vere e proprie falesie e promontori, alternati da prati o piccole spiagge, talvolta naturali. Talvolta irriverenti, talvolta commoventi.

Ed è la mia regione. Ricca di vestigia del passato, ci racconta di storie e leggende ancora vive nei suoi cuori. Ci consente viaggi stratosferici ed escursioni mozzafiato.

E tante le sue arti, il suo artigianato, dalla lavorazione del vetro alla ceramica, la scultura, la lavorazione della filigrana e quella del vimini. Attività non appariscenti ma molto varie, originali, strettamente legate a quello che la Liguria è visceralmente. Oggetti che hanno il potere della rievocazione, la rievocazione del luogo nel quale sono nati. La mia terra, che ha la capacità di risvegliare in noi la pazienza, la tenacia, la voglia di escogitare. Che ha voglia di essere scoperta anche se non lo dimostra. Che è discreta, introversa e talvolta austera, come i suoi abitanti, ma vuole compagnia. Che lo dimostra con l’esplosione delle folcloristiche manifestazioni, con lo scoppiare della bellezza unica del suo territorio.

La mia regione, dalle usanze e dai piatti tipici che trattiene con forza come suoi. Che non vuole cedere a nessuno. No, quello no. La mia regione, che non ci sta troppo a pensare su. E’ la mia Liguria, una bellissima parte di mondo. E’ la Liguria, è la mia tana.

La vostra Pigmy ligure.

M.

Grigliamo le melanzane!

La ricetta che vi propongo oggi non solo è facilissima, ma è anche molto comoda, perché potrete tirarla fuori, come un coniglio dal cilindro, nel momento del bisogno. E’ sempre a portata di mano.

La Solanum Melongena é coltivata ormai in tutta Italia, la mia Valle compresa, ma è originaria dei paesi asiatici come l’India e la Cina. Nonostante ciò, l’Italia ne è divenuto il Paese a maggiore produzione. Matura verso luglio-agosto e si presta alla preparazione di tantissimi piatti, tutti gustosi e prelibati. O la si adora, oppure la si detesta, non ci sono vie di mezzo.

Forse non tutti sanno che è un ortaggio prevalentemente depurativo. Si parla della melanzana di per sé, priva di condimenti. Furono gli arabi a farcela conoscere, importandola nel nostro Paese intorno al 400 d.C.

Pur essendo leggermente tossica, a causa del contenuto di solanina, non deve essere consumata cruda. Si dimostra utile per combattere la gotta, l’arteriosclerosi, e varie infiammazioni come cistiti e coliti. E’ un ortaggio che rinfresca e, se messo regolarmente sulla pelle del viso, asciuga il sebo da eventuali brufoletti. Attenti a non esagerare con questo trattamento, perché potreste disidratare la pelle.

Può diventare facilmente la protagonista di mille piatti gustosi e, con un po’ di fantasia, colorare i vostri pranzi estivi.

Di tutte le ricette possibili, oggi ho scelto una delle più semplici e, come vi dicevo, quella che più può salvare le situazioni, conservandosi per parecchio tempo. Sto parlando delle melanzane grigliate e sottolio! E come si fanno? Io e Niky ve lo spieghiamo subito.

Laviamo le melanzane e le tagliamo a fette. Devono essere spesse circa un centimetro e tutte uguali, possibilmente. Le appoggiamo ordinatamente su una griglia e le spolveriamo di sale. Inizieranno a produrre un succo scuro, da noi si dice che “danno l’acqua” o “danno l’amaro”. Le lasciamo così per qualche minuto dopodiché le strizziamo delicatamente e le rimettiamo sulla griglia. Scegliete voi se sul barbecue o su quella elettrica, è indifferente. Mentre cuociono, le insaporiamo con aglio, timo, origano e alloro. Questi gusti possono essere tritati insieme e lasciati cadere sulle fette di melanzana e se ci piace, aggiungiamo anche del peperoncino. Le facciamo cuocere finché non le vediamo belle asciutte, con le righe bronzate della griglia e morbide. Una volta raffreddate le mettiamo in un barattolo di vetro abbastanza capiente e, man mano che facciamo gli strati, aggiungiamo un po’ degli stessi aromi che abbiamo messo durante la cottura. Non dobbiamo dimenticarci il prezzemolo che, a questo punto, diventa fondamentale. Olio di oliva come se piovesse! Mettiamo in un posticino asciutto e buio per trenta giorni. Ebbene sì, devono diventare buonissime e gustose! E così facendo potrete gustarle anche in inverno.

Non mi resta altro che augurarvi buon appetito, topi, da parte mia e della mia socia!

M.