E’ qui che siamo andati tutti. I miei genitori, i miei zii, i miei cugini, gli amici, io.
La maestra di mia mamma, vecchina oggi di novant’anni, con la quale spesso passo ancora ore liete, ha lavorato qui. E scendevano anche dalla valle per venire in queste Scuole, nonostante le elementari, nei piccoli paesini, ci sono e c’erano eccome.
Queste sono le vecchie Scuole Elementari di Arma di Taggia e hanno accolto tutti noi finchè non sono state considerate pericolose. Potevano crollare da un momento all’altro. Così hanno detto. Quattro anni fa. E così, tutti i bambini sono stati trasferiti e uniti ai più grandicelli nelle Scuole Medie Inferiori del Viale delle Palme, sempre ad Arma.
E un pò mi dispiace. Mi dispiace perchè i ricordi all’interno di questo stabile sono infiniti. E’ in questo piazzale infatti, al di là della cancellata che, in cerchio, noi femminucce imitavamo la Lorella Cuccarini degli anni ’80 in “Vola“, pezzo che, ai tempi, aveva un successo pazzesco. In quel momento, ci era anche permesso dagli insegnanti, di toglierci il grembiulone blu con il colletto bianco.
E’ uno degli alberi di questo cortile che abbiamo piantato io e due miei amici occupandoci, ad otto anni, di un lavoretto di volontariato per la flora nella città: Ambiente Verde.
E’ qui che mi sono procurata il taglio nel ginocchio più grande e profondo ch’io mi sia mai fatta in vita mia e… – ciao pelle, ciao calzamaglia – e, il segno, lo porto ancora adesso.
Queste sono le vecchie Scuole. Le Scuole di Via Papa Giovanni XXIII conosciute ovunque nella mia zona e il loro nome è omonimo alla via. Le Scuole colorate di bianco e verde acqua. Le Scuole di Etta la cuoca. Rosalba, Walter, Giacomo i maestri. Salvatore il bidello. E tanti altri.
Scuole imponenti di giorno e di notte. E qui è andato mio padre e qui è andato mio figlio. Fino alla terza elementare. Ora chissà, chissà cos’accadrà. Le butteranno giù? Le lasceranno così? Cosa si formerà al loro posto? Dei giardini? Un grattacielo? Un parcheggio? Dei garages? Non lo so ma, fortunatamente, di loro ho tante foto. Le ho immortalate spesso così come, anni fa, immortalavano me assieme a tutta la mia classe. Quella mattina si andava a scuola tutti particolarmente belli e pettinati con cura. Arrivava il fotografo ed era una gran festa. C’era chi rideva a crepapelle, mostrando tutti i denti, chi invece, immancabilmente, rimaneva con gli occhi chiusi. Oggi, alcuni di loro, non ci sono più, altri li vedo spesso, altri ancora sono andati a vivere chissà dove. Ma quelle Scuole, sono sempre lì e con loro tutte le nostre giornate di allora.
Ci hanno visto crescere, giocare, ridere, piangere.
Il primo giorno che misi piede lì dentro, primo famoso giorno di scuola, ho pianto così tanto, ma così tanto che, alla fine, hanno dovuto farmi uscire prima. Ricordo ancora il maestro che spiegava le varie aule con allegria ed enfasi a noi nuovi arrivati ed io, urlavo come un’anima in pena. Piangevo da sentirmi male.
Ricordo la bellezza dell’aula di scienze, le serpi sotto spirito, lo scheletro del corpo umano da montare e smontare e i nostri esperimenti; ricordo quando abbiamo bruciato unghie e capelli, tagliati il giorno prima come compito, per vedere cosa ci rimaneva in mano.
L’aula di musica, la palestra, l’aula della pittura, la biblioteca…
Che Scuole meravigliose, con quelle lavagne dove il gesso strideva e dove venivano segnati i bravi e i birichini con tanto di crocette.
Queste scuole sono importanti per il paese di Arma, sono conosciute da tutti. Un punto di riferimento. La vita si è sempre svolta intorno a loro. I bar, le “Pizze-a-Pezzi”, i panifici, in tanti hanno aperto le attività accanto a questo edificio per poter dare la loro merenda ai bimbi quando suonava la campanella delle 10 e 30. Ora, alcuni hanno chiuso. Quei negozi, esistenti da anni, da che son nata, oggi non esistono più.
Queste Scuole lasciate andare, in stato di abbandono, piene di aghi di pino, nidi di gabbiani e colombi, che male per gli occhi e l’animo. E’ come se si fosse spenta una parte di Arma e chi passa di lì non può far a meno di guardare, di ricordare e sospirare.
Dietro di loro, l’Asilo invece funziona ancora, un altro caseggiato dedicato ai bambini, a quelli più piccoli. Il quartiere dei bimbi. Chi abita e ha abitato lì vicino ne deve aver avuto di pazienza! Durante le varie pause, si urlava a più non posso.
Le Scuole Elementari, la nostra prima vera sfida verso la vita, verso il crescere.
E noi siam cresciuti lì, dentro a quel cortile, sotto i Pini Marittimi, in mezzo ai palazzi, fantasticando su cosa avremmo fatto un giorno, chissà…
Un bacione a tutti, la vostra Pigmy.
M.