Quel pomeriggio stavo passeggiando tranquillamente per le vie del mio paese. Era estate, faceva caldo e, a quell’ora, per le strade, non c’era nessuno; chi era chiuso in casa al fresco, chi era al mare, chi al lavoro ma, in giro, nemmeno un’anima viva….. o quasi.
Vedo venire, verso di me, una donna già di una certa età. Da lontano non me ne accorsi subito ma, guardando meglio, vidi che mi stava osservando, anzi, a dire il vero, mi stava proprio puntando con lo sguardo.
Mi guardai intorno con la coda dell’occhio, per un attimo, senza farmene accorgere, facendo finta di niente.
Sicuramente stava scrutando qualcuno, o qualcosa, al mio fianco ma… ahimè per me, ero sola come una volpe artica in un deserto.
Ad un certo punto, la vedo corrugare la fronte e indicarmi con la mano aperta. “Alè, ci siamo” pensai, sapendo già, sentendo addosso, che quel pomeriggio, non sarebbe più trascorso liscio come l’olio.
Mi si avvicina e mormora – Signorina…io…io…dove sono? -. Si, avete letto bene, normale amministrazione per me.
“Benissimo” mi dissi con la speranza di aver capito male, ma lei, vedendo che la guardavo senza proferire parola, mi ripetè la stessa frase. Oh Santa Topa di tutte le tope! Ma perchè tutte a me!?
Potevo forse rimanere indifferente davanti ad una povera signora anziana, sofferente di demenza senile, che si era sicuramente smarrita? No.
Spiegai alla signora in che paese e in che via si trovava ma, a lei, tutto pareva una novità e aggiunse – Ma io dove abito? – sempre con la sua flebile voce. Et voilà! Ma benedetta creatura!
A quel punto avrei dovuto chiamare Federica Sciarelli di “chi l’ha visto?”, non c’era altra soluzione.
Mi guardai nuovamente intorno per controllare se quella non fosse la trappola messa in atto da qualche malvivente, noi topini siamo molto prudenti ma ancora nulla si muoveva intorno a me.
Proposi alla donna, che a quel punto mi stava iniziando a tirare la maglietta, di sedersi un momento insieme a me sul muretto di un negozio e pensai che la situazione si stava aggravando nel momento in cui iniziò a confidarmi che si sentiva depressa e aveva voglia di farla finita.
Ma santo cielo, povera persona per carità, ma tutte a me ripeto?!
Fu in quel momento che presi il cellulare e chiamai il 118.
Dall’altra parte del telefono, l’operatore che mi rispose, si comportò molto gentilmente. Probabilmente conosceva già la donna perchè me la descrisse e mi rincuorò dicendomi che era una prassi, mi disse di attendere, e che sarebbero arrivati e si complimentò con me per come mi ero comportata finora, trattenendola, distraendola e facendola parlare rincuorandola.
Nell’attesa, la signora continuava a strattonarmi e a piagnucolare e iniziai a preoccuparmi quando mi accorsi che si stava spazientendo e avrebbe voluto andare via. Non mi fidavo a lasciarla da sola e quindi, iniziai a inventarmi storie assurde della mia vita per trattenerla. Ogni tanto ridevo da sola e lei mi guardava come a dire “questa non è normale”.
Praticamente, tra tutte e due in quel momento, non so qual’era la più sana di mente.
Nel mentre, ovviamente, stavo sulle spine e non vedevo l’ora arrivasse qualcuno.
Ecco che alla fine ci raggiunsero i vigili. Dell’ambulanza neanche l’ombra perchè non serviva il suo intervento, dissero.
Seppi dai vigili che i due figli della signora, uno abitava in paese e l’altro invece in Lombardia, non se ne preoccupavano minimamente di lei ma, da quel che ho capito, i vigili li avrebbero condotti verso il giusto rispetto nei confronti del genitore.
Io non mi permetto di giudicare in quanto non conosco minimamente la faccenda.
L’anziana signora venne portata via dagli uomini della Polizia Municipale e, salita in macchina, assieme a uno di loro, mi rivolse un ultimo sguardo.
Non mi salutò, nè mi sorrise ma, con quell’occhiata, sembrò dirmi tante cose.
Buon Natale anche a te vecchia signora e uno squit a tutti, Pigmy.
M.