A Badalucco nella piccola Piazza Etra

È una minuscola piazza, quella in cui vi porto oggi. Minuscola perché, più che come piazza, questo spazio nasce come punto panoramico. Una specie di terrazza di circa dieci metri quadrati, che si affaccia sui tetti di Badalucco e mostra le cime di alcuni monti, compresa la parte alta della facciata di una delle chiese più grandi del paese.

Questo luogo si chiama Piazza Etra e lo si può definire “giovane”, nel senso che è nato non molti anni fa, durante il periodo delle realizzazioni delle opere d’arte che abbelliscono il centro storico dell’abitato di Badalucco. Sono tutte opere bellissime ed è una meraviglia passeggiare per i carruggi e vedere certe creazioni. Case dipinte, muri disegnati, oggetti appesi alle pareti, alcuni disegnati, altri fatti in argilla o porcellana. Anche Piazza Etra manifesta molta beltà artistica.

Guardate i muri che la circondano. Guardate che splendore questi disegni che rappresentano grandi figure. Affascinanti, le donne nude, con quei capelli lunghi che sanno di grazia.

Guardate la loro altezza e il bianco, nonostante l’aggressività del tempo trascorso e le intemperie.

Per arrivare in Piazza Etra bisogna inoltrarsi nel centro antico e nel dedalo delle sue viuzze fino a giungere in Via Marco Aurelio. Da questa strada la si può già scorgere, laggiù in fondo. Un ampio dipinto attira l’attenzione.

Pochi gradini e ci si ritrova sospesi sopra case e altre vie.

Due grossi cespugli l’abbelliscono con il loro verde, che si staglia contro quel bianco intenso della facciata e una piccola fontanella, bianca anch’essa, mostra uno stile dolce e gentile con i suoi bordi arrotondati e le sue curve armoniose.

Sotto di noi una breve volta in pietra permette di vedere quel piccolo e buio carruggio che… chissà dove va a finire…

La ringhiera attorno a questo spazio sa di balconata. Il panorama non è quello che ci si può aspettare parlando di “punto panoramico”. Non si vede la vallata, né si scorge tutto il paese, ma si percepisce di essere in alto e le case attorno donano un senso di intimità raccolta. Io l’ho trovata una zona molto accogliente, dove si sta bene e ci si può anche riposare dopo aver salito scalini, percorso ciottolati e faticato per l’ascesa. Si sta bene, nel silenzio.

Cercando di informarmi per darvi più nozioni possibili, come di consueto, ho scoperto che i dipinti di questa piazza rappresentano scenari mitologici e questo era facilmente comprensibile, ma quello che mi fa piacere aver appreso è che sono stati realizzati da Massimo Paterna e Stefano Orlandini.

Ecco, ora quindi, se non ci sono errori nei risultati di questo mio investigare, posso indirizzare i miei complimenti ad artisti che meritano davvero un applauso.

Non vi resta, topi cari, che venir a visitare di persona questo luogo e ammirare con i vostri occhi tanta arte in tanta quiete.

Ah! E ovviamente, come già avrete capito, nessuna topo-mobile: qui si può solo zampettare, le meraviglie bisogna sudarsele!

Su! Su! Pigroni! Mettetevi in marcia che io intanto vado a prepararvi un altro articolo!

Squit!

Sulla Rocca di Monaco

Questo luogo lo conoscerete sicuramente in molti ma è una gita che non può mancare nel mio blog. E’ come un punto d’arrivo; chiunque, di noi, è andato almeno una volta nella sua vita a vedere il Palazzo Grimaldi, il Palazzo dei Principi di Monaco ma, oggi, ci andremo insieme. SONY DSCIl castello è posizionato sulla Rocca ossia in un punto altissimo, sopra Monte Carlo, dal quale si può godere di un panorama meraviglioso. Da qui possiamo ammirare la distesa azzurra del mare, le colline retrostanti liguri e francesi e il riparato e intimo porto di Fontvieille, ubicato ai piedi della Rocca verso la parte orientale.SONY DSC Un porto giovane, nato nel 1966 e arricchito dallo Zoo dei Principi, dal Museo della Filatelia e della Numismatica e dal Museo dell’Automobile, nel quale risiede anche l’auto di Grace Kelly.

Grace Kelly in Grimaldi, una donna che mi è sempre piaciuta tantissimo, nonchè Principessa, appunto, di Monaco. Chissà quante volte si è affacciata da questo muretto di pietra, incorniciato da vecchi cannoni, per godere di queste visioni mozzafiato. Qui, infatti, proprio al centro della piazza della Rocca, risiede il bellissimo Palazzo.SONY DSC Un edificio dalle tonalità chiare e difeso da mura, torri e guardie che tutto il giorno camminano avanti e indietro per garantire la protezione totale alla Famiglia Reale. SONY DSCGuardate, potete vedere il sentiero consumato del su e giù di questi ragazzi che, impeccabili, sia nel modo che nella divisa, percorrono tutto il giorno. SONY DSCAlcune guardie invece, stanno ferme davanti ai portoni e non permettono a nessuno di oltrepassare le grandi catene di confine. Davanti al portone principale, enorme, le due guardiole sono l’unica sede di questi guardiani e, dietro a quella porta, si sviluppa tutto l’abitato con tanto di Cappella e piscina. A viverci ora, regnando, è il figlio maschio di Grace, Alberto II, anche Marchese di Baux, salito al trono, dopo la morte del padre, Principe Ranieri III, adorato da tutti i monegaschi. SONY DSCQuest’ultimo rimase vedovo prematuramente dopo la scomparsa della sua amata e bellissima moglie Grace che morì in un incidente stradale il 14 settembre del 1982. Una famiglia abbastanza sfortunata che vive e ha vissuto in un posto da favola. Guardate topi, guardate queste immagini, sembra di essere in un altro mondo. Qui tutto è meraviglioso. SONY DSCSi cammina su mattoncini rossi che si intersecano a piastrelle d’ardesia e, insieme, salgono e scendono percorrendo la piccola città. Siamo nella parte vecchia, la parte che accoglie importanti monumenti, Cattedrali antiche, il Museo Oceanografico e palazzi dalle importanti sculture. SONY DSCSculture maestose e che meritano lunghe osservazioni. SONY DSCSiamo nella parte di città impreziosita da statue, fontane, magnifici negozietti pieni di souvenirs e profumi speziati che ricordano Nizza Vecchia.SONY DSC Anche le lastre indicanti le vie la ricordano. Il dialetto nizzardo, molto simile al nostro, è sparso ovunque in questo luogo. Leggete, anche qui, i vicoli coperti sono chiamati carrugi e questo è il carrugio della chiesa, “carrugiu d’à geija”. SONY DSCI proprietari dei ristorantini tipici e accoglienti aspettano i clienti addobbando dehors colorati e graziosi dall’aria provenzale, mentre, i trompe l’oeil sulle facciate delle case, fanno credere quel che non è.SONY DSC La parte di questa città, qui sulla Rocca, è tremendamente affascinante. Le viuzze si snodano con una poetica aria vintage e, in alcuni punti, sembra di essere in un borgo ancora medievale che ha mantenuto tutte le caratteristiche di quel tempo.SONY DSC Ci vengo sempre volentieri. E’ a pochi minuti dalla mia Valle e ne approfitto.

Entrare in continuazione in tutte queste botteghe che rapiscono letteralmente.SONY DSC Mi guardo intorno, ci sono oggetti preziosi e semplici soprammobili, ci sono monete e opere d’arte, ci sono gadgets della Ferrari e di Monaco. E ci sono i ricami, la Lavanda, gli utensili. E i lampioni. SONY DSCI lampioni che con la loro luce fioca, donano un’atmosfera surreale. E ci sono le campane, attaccate alle chiese che suonano a festa. SONY DSCLa Rocca, è sempre piena di gente che fotografa queste meraviglie. Gente che si sofferma a guardare i particolari, gente che spera di veder passare qualche nobile personaggio, gente che attende lo spettacolo del cambio della guardia, una cerimonia che si può ammirare tutte le mattine poco prima di mezzogiorno. SONY DSCPer questo evento, un’intera folla si apposta intorno al palazzo, vicina ai vecchi cannoni e ai mortai che, con a fianco montagne di vecchie palle di ferro, offrono postazioni per foto molto suggestive.SONY DSC In quel momento, la Rocca, diventa deserta. Tutti sono davanti al Palais du Prince, un Palazzo, una vecchia fortezza conquistata nel 1215 da Francesco Grimaldi che, travestito da monaco, entrò nell’edificio costruito dai genovesi. SONY DSCMa il vero fascino su questo paese, Monaco, chiamato anticamente dai fenici Monoike, scende alla sera, quando le persone iniziano a ritirarsi, le strade diventano più solitarie e di lui s’impradonisce il rosa. SONY DSCTutto assume un colore pastello, un colore fiabesco e, dal lato Est, si può ammirare ulteriore bellezza. Che emoziona.SONY DSC Uno spettacolo per gli occhi. Un altro porto, quello più grande, più conosciuto.SONY DSC Laggiù, il Luna-Park, dove il Natale si sente già. Di fronte a noi i palazzi, la collina, le luci, i colori. Ancora rosa che bacia il mare e il cielo circondando i monti. SONY DSCE, al calar della sera, anche il Palazzo si accende di tutto il suo splendore e si prepara al riposo. SONY DSCSpero che questo giro vi sia piaciuto topi e, per chi non ci fosse ancora stato, potrebbe essere una buona occasione per farci un pensierino. Un bacione grande.

M.

Stravagante Bussana Vecchia: il paese dove il tempo si è fermato

Cari Topi, è anche giusto ch’io vi spieghi com’è Bussana Vecchia visto che vi ci mando in passeggiata (vedi ultimo post) e visto che merita.

Forse alcuni di voi conoscono già questo paesino vicino a San Remo ma attaccato ad Arma di Taggia, ma quelli che invece non sanno di cosa stia parlando, eccomi qua.

Bussana Vecchia (così come Bussana Nuova sul mare), per un soffio, non appartiene alla mia Valle ma alla Valle Armea che è comunque collegata appunto alla cittadina di Arma (primo paese della Valle Argentina).

E’ un paese spettacolare. Ha una storia alle sue spalle ricca di avvenimenti e lunga di tanti anni ed è uno dei borghi più caratteristici che io abbia mai visto. Possiamo quasi definirla la Saint-Paul de Vence della Liguria. Non smetterei mai di ammirarla in tutti i suoi angolini e fotografarla. Una modella senza precedenti.

La prima cosa che stupisce, in questo piccolo villaggio della provincia d’Imperia, è come è assemblato.

Arroccato su una collina con i suoi carrugi a far da labirinto.

Le sue viuzze, a ciottoli, sono un circuito quasi impenetrabile contornato da case una più particolare dell’altra, o semplicemente, avvolte dalla vite rossa, o da qualche cosa di fantasioso appeso fuori in bella mostra.

Case di Italiani ma anche di Olandesi e Tedeschi, purchè artisti; artisti nel cuore e nel sangue.

Case costruite ancora con il metodo romano.

Vado spesso in questo posto da che son bambina. Si mangia bene nelle uniche due osterie esistenti e la cosa che mi piace di più è che quando sei lì, sei amico di tutti.

Si mangia, si canta, si beve, tutti in compagnia, anche tra sconosciuti. In questo posto non conta l’apparenza, si va vestiti come si vuole, nessuno giudica. Tutto, ovviamente avviene nel rispetto del prossimo e nel rispetto degli animali che, a Bussana Vecchia, sono accettati ovunque e liberi di circolare come e dove vogliono per tutto il paese. Sono i cocchi degli abitanti.

Nessun’altro invade troppo quel territorio ma si sta bene tutti insieme e, per una sera, si è coinvolti in uno stile di vita che oggi tendiamo a scostare molto da noi. Purtroppo.

E allora ti ritrovi a parlare con un inglese, o con un tedesco, o un francese senza capire nulla di quello che dicono e viceversa, ma ridi e ti diverti un mondo.

Noi della zona soprannominiamo questo villaggio “il paese degli artisti” e, infatti, potete vedere in queste immagini, quanto è caratteristico e persino stravagante.

La caffettiera gialla, appesa al muro ad esempio, è un portacenere.

Nulla viene lasciato al caso. Sono geniali questi bussanesi!

E che meraviglia passeggiare tra le tante botteghe di artigianato e laboratori d’arte. Botteghe colorate dai mille stili diversi con, al loro interno, tante opere.

Tutto quello che si vende è naturalmente fatto a mano ed è un pezzo unico.

C’è chi crea e propone le sue candele, le sue collane, i suoi fiori fatti di carta, le sue borse di lana cotta, le piccole sculture ma, soprattutto, a Bussana Vecchia, ci sono i pittori e i loro studioli sono piccoli negozietti dai muri spessi e la luce fioca. Pittori che arrivano da ogni parte del mondo e alcuni di loro hanno segnato molto il paese di Bussana in modo indelebile.

Per alcuni, sono state anche dedicate delle vie e il loro nome è stato scritto su lastre di ardesia appese ai muri di pietra come quello di Peter Van Wel, nato il 28 agosto del 1946 e mancato il 5 febbraio del 2008.

Pittori disposti a fare un ritratto, pittori che vedono quel borgo in un modo tutto loro, pittori astratti, realisti, cubisti.

Ma l’arte trapela ovunque in questo borgo senza tempo, dove nemmeno gli orologi hanno più le lancette. Un tempo che si è fermato e regna sovrano.

E tu ti giri, ti guardi intorno e, oltre alle tele dipinte, scopri i mosaici. Sono i mosaici fatti di cocci e di specchi rotti che riflettono la tua immagine più volte e da ogni lato.

Il Museo “Il Giardino tra i Ruderi”, i cesti di vimini, il ferro battuto, il legno intarsiato. Ogni cosa.

E a Bussana non manca nemmeno uno dei più grandi venditori di bonsai della provincia. Li crea, li cura, li fa nascere e realizza opere straordinarie, veri giardini e boschi in miniatura. E se si va, nella giusta stagione, si possono ammirare addirittura i piccoli alberi con i microscopici fruttini attaccati.

Quello che però attira maggiormente l’attenzione del turista è l’andare a visitare la Chiesa, anzi le due Chiese, semi-crollate durante il terremoto del 23 febbraio del 1887, un mercoledì delle ceneri. Un terremoto che ha raso al suolo l’intera collina. Sono rimaste in piedi soltanto le pareti esterne degli edifici religiosi e i campanili che dominano su tutto il paese, il resto, si è frantumato, uccidendo, ahimè, parecchie persone che stavano proprio seguendo la messa in quel mentre.

Ancora oggi, guardando ciò che è rimasto, si provano dei brividi. Essere al centro di queste mura e poter guardare il cielo sopra di noi pare impossibile. Esserci “dentro” e calpestare l’erba alta sembra fantascientifico.

Su alcune pareti, delle scritte. Sigle di giovani che han voluto mettere la loro firma.

Dentro ad una delle due chiese ci sono delle strutture che mantengono in piedi i muri laterali e un cancello non ci permette di entrare. E’ tutto pericolante.

Ancora si possono vedere gli affreschi da quel che rimane. Il rosso, il viola, l’azzurro, traboccano da storiche pareti che sembrano di gruviera. Ancora si può notare dove c’erano l’altare e l’oratore e si vedono le nicchie dei Santi e le acquasantiere.

Una di queste Chiese, la più grande, è dedicata alla Madonna delle Grazie e rinnovata in stile Barocco nel 1600 ma, prima, questa struttura era Medievale e nominata di Sant’Egidio, realizzata pensate, nel lontano 1404.

Anche il Castello, ormai del tutto in rovina, appartiene a quell’epoca.

Bussana, come gli altri paesi del mio territorio, apparteneva alla Repubblica di Genova che governava questo splendido posto. E Genova aveva visto bene rubandola alla Corte di Ventimiglia.

Ogni angolo di questo piccolo paese è un’opera d’arte, è tutto da fotografare e fa impressione pensare che, nel 1894, si spopolò del tutto rimanendo un paese fantasma per più di cinquant’anni.

Ed è proprio a causa di questo terremoto che venne poi costruita un’altra Bussana, Bussana Nuova, giù al mare.

Ma voglio ancora soffermarmi davanti alle Chiese. Voglio rimanere ancora un po’ qua, sotto a questo cielo terso e raccontarvi di loro.

Sono grandi opere meravigliose, spero che le immagini rendano quello che vorrei farvi capire.

Ogni casa, a prima vista mezza distrutta, è in realtà la culla della fantasia di chi ha deciso di abitarci e, qui dentro, anche se nessuno più ci vive, la fantasia galoppa felice.

E io mi sento piccola. C’è una brezza leggera. Una brezza come quel giorno maledetto che ha inghiottito con sè tantissime anime; ma, quel giorno, avevano raccontato i superstiti, quella brezza diventò presto un vento forte e violento. Sospiro e continuo il mio tour.

Vado a cercare altri angoli caratteristici per voi ma, qui, non c’è che l’imbarazzo della scelta.

Tutti mi salutano. Sono simpatici. Hanno le loro regole e si aiutano l’un con l’altro, sono molto uniti. Sono come una grande Comunità. Scordatevi di venire qui e pensare di poter dettar legge, il loro regolamento ce l’hanno già e, alla base di tutto, c’è la libertà.

A Bussana Vecchia infatti non giudicano nulla, non guardano i tuoi vestiti, la tua auto, la tua pettinatura, notano solo cosa apprezzi di loro, del loro fare e del loro paese. O per lo meno, di quello che ne resta, che hanno comunque saputo mantenere, o forse addirittura trasformare, in un mondo a sè.

Vedete, magari notano se rimanete indifferenti davanti a un cancello come questo, che è poi una porta d’entrata fantastica, o uno scorcio così bello, perchè no… non si può far finta di niente.

E qual’è il più bell’angolo? Boh! E’ impossibile scegliere.

Come è impossibile non notare i vari dettagli: i merletti sui lampioni, le gargoyle, strane statue che richiamano il diavolo. Dentro ai muri, un po’ nascoste, sembrano osservare.

Bussana Vecchia, rimasta senz’acqua, senza luce, senza gas, con la luminosità soltanto della sua magia e i suoi 66 abitanti.

Bussana Vecchia a 200 metri sul mare.

E tutto scorre e tutto sembra essersi fermato in questo piccolo paese che persino l’Autostrada dei Fiori indica come località turistica e bella da vedere. Dove c’è aria umida e fresca. Dove una sedia, un pezzo di legno, un tubo di ferro, diventano un’architettura particolare, un’opera d’arte.

Questa è Bussana Vecchia e a chi non l’ha mai vista consiglio vivamente di venirla a visitare. Ne rimarrà entusiasta. Verrà a visitare il più bel paese sulle colline rocciose di San Remo, fondato in antica Epoca Romana, con l’originario nome di Armedina, simile alla Valle che la ospita.

Spesso colpita e saccheggiata dai Longobardi a monte e dai Saraceni dal mare, ha saputo tener duro e, questo piglio, questa dignità, ancora si notano, si percepiscono.

Una terra circondata da terrazzamenti colmi di Ulivi e Agrumi, una terra che fino a poco tempo fa ospitava piccoli allevamenti di bestiame. Una terra che viveva di se stessa, come ora, ma in modo diverso.

Mi auguro che questa passeggiata che vi ho fatto fare in un’entroterra che non è mio, per un solo soffio, vi sia comunque piaciuta. Spero di avervi fatto sognare, di avervi fatto respirare quest’amosfera e di avervi portato là, in quel paese in cui tutto scorre ma, il tempo, sembra essersi fermato.

Un bacione a tutti, la vostra Pigmy.

M.

Il Castello dei Clavesana

Continuiamo a rimanere nei dintorni di Villa Faraldi ma ci spostiamo in quel nientepopodimenochè: Cervo Ligure, considerato uno dei borghi più belli d’Italia.

Merita sicuramente un post tutto per lui uno di questi giorni.

Oggi però vi parlerò solo del suo Castello. Il suo bellissimo Castello. Il Castello dei Clavesana.

Questa spettacolare costruzione è oggi un Museo Etnografico dedicato a Franco Ferrero, un intellettuale, un ricercatore della storia antica di Cervo. Era una persona stimata da tutti ed era il responsabile dell’Ufficio Informazioni, appassionato di storia; la storia dei suoi luoghi e delle tradizioni.

Questo Castello, costruito dai Marchesi di Clavesana, attorno al XII secolo, non funzionava come era protezione per il paese ma era ovviamente anche la dimora ufficiale di questi nobili signori.

Realizzato completamente in pietra, e con la particolarità di avere quattro torrioni al vertice dei suoi lati, si mostra come una costruzione imponente ma armonica allo stesso tempo.

Durante il periodo estivo è anche sede atta a mettere in mostra stupende opere d’arte, dipinti e sculture da ammirare di diversi artisti. 

Da Piazza Castello, la piazza nella quale è stato edificato, si può notare la più grande torre quadrata costruita su roccia viva e, proprio al suo interno, c’è l’affresco dedicato a Santa Caterina d’Alessandria.

Questo Castello è stato anche infatti, negli anni, un Oratorio e in seguito persino un Ospedale, ambedue dedicati a questa Santa. Come a Cervo, in tante città italiane si venera e si ricorda questa Santa.

A Nord, questa costruzione continua divenendo mura che circondano il paese a Oriente e a Occidente, scendendo in giù verso il mare. E che atmosfera c’è qui! E’ un luogo davvero romantico. Ma proviamo a salire questa scalinata e andiamo a vedere cosa nasconde il Museo al suo interno. Uh! C’è davvero di tutto!

Per prima cosa un grande silenzio come a voler rispettare al massimo tanta ricchezza. Questi cimeli, o per lo meno alcuni, sono davvero introvabili. Quanti oggetti antichi! Oggetti da cucina o utili per l’agricoltura, culle per neonati, madie, ci sono anche dei vestiti e delle macchine fotografiche. Tutte cose antichissime.

A colpire la mia attenzione, una splendida grattugia per il formaggio, un vecchio giradischi e le prime pagine del vecchio “Corriere della Domenica” con veri e propri dipinti al posto delle foto.

E’ tutto meraviglioso e la loro usura li rende ancora più affascinanti.

All’improvviso è come se fossi stata catapultata in un altro tempo.

Mi circondano: armi, uniformi, velieri, attrezzi di ogni tipo. Roba mai vista. Ad alcuni oggetti non ho davvero saputo dare un significato.

Siamo in un Museo che è stato aperto dopo l’ultima ristrutturazione di questo Castello, ossia nel 1980. Un’aggiustatina molto recente che l’ha reso praticabile e ancora più ricco di particolari.

Questo posto è magnifico anche di notte. Illuminato soltanto da dei lampioni che emanano una luce giallognola. Con quel ciottolato tutt’intorno, come pavimentazione, sembra uno scorcio della vecchia Inghilterra.

E’ qui che nel bar di fronte al Castello si possono passare ore liete, in compagnia di amici, nelle calde sere estive, ammirando un bellissimo panorama.

Questa targa, appesa alla parete principale, è proprio di fronte al dehor del locale recintato da piante e fiori e ci rende consapevoli dell’antichità che ha questa enorme, vecchia dimora.

E’ da qui, esclusiva zona pedonale del borgo, che si entra nel cuore di questo affascinante paese.

Il Castello è in alto e, intorno a lui, s’intrecciano come fili di lana aggrovigliati, le viuzze e i carruggi di Cervo che un tempo dominava. E’ da qui che si srotolano fino a portarci al centro di questo villaggio medievale.

Come promesso, un giorno vi porterò a conoscere meglio queste stradine. Per questa volta mi fermo qui sperando che vi abbia fatto piacere conoscere quest’imponente monumento.

Un abbraccio e alla prossima. Vostra Pigmy.

M.

Elogio agli Ulivi

Bhè insomma, vi continuo a parlare degli Ulivi che colorano tutta la mia Valle e parecchia Liguria. E allora rendiamoli protagonisti per questa volta!

Sono loro a dare il nome alla mia Valle (molto probabilmente) proprio grazie al colore argenteo delle foglie. Sono loro ad essere il simbolo indiscusso dei miei paesi.

Si trovano nelle rotonde, scolpiti nell’Ardesia, dipinti sui muri delle case, come corona di statue ed è strabiliante vedere come tanti poeti hanno elogiato, nelle loro opere, proprio l’albero dell’Ulivo conosciuto anche come albero della pace.

Questo lo si può notare nel piccolo paese chiamato Villa Faraldi che vi ho descritto nel post precedente.

Siamo sopra il bellissimo borgo di Cervo Ligure e, in questo pittoresco paese, passeggiando per le sue viuzze, si possono leggere frasi di Virgilio, Shakespeare, Montale, Platone, appese ai muri, su lastre di lavagna.

Ogni pietra riporta un ramoscello d’Ulivo su di essa in bassorilievo e, i poeti, lo hanno reso protagonista di indimenticabili poesie.

Queste frasi immortalate per sempre, ci accompagnano in questi vicoli colorati e, leggerle, riscalda il cuore. Ti senti a casa.

Tante sono nella mia zona le strade cosiddette “dell’olio” e tanti sono gli oleifici.

Persino gli Stornelli, a milioni, vengono a trovarci in un certo periodo dell’anno proprio per potersi cibare di questi frutti dai quali ricaviamo il dorato elisir.

Questa pianta, che appartiene alla famiglia delle Oleacee, in questo periodo, sta offrendo una nuova vegetazione più chiara, non si parla ancora di fioritura ma di ripresa vegetativa dopo l’inverno.

Questo fa si che le nostre colline assumono parecchie tonalità di verde e di grigio in questa stagione per poi colorarsi di arancio durante la raccolta, a causa delle reti che gli agricoltori piazzano sotto tutta la coltivazione.

Sorprendentemente sono bellissimi gli Ulivi secolari.

Queste storiche piante del Mediterraneo, a volte storte, a volte scavate, a volte enormi, pare impongano al silenzio, alla quiete, al rispetto.

Un Ulivo può mancare come il mare per chi è nato circondato da queste piante meravigliose e longeve. Con quelle chiome, quel loro peso, quell’essere perenni.

E leggete, leggete che muse ispiratrici sono state capaci di essere. Per chiunque le abbia conosciute.

E se qui, nella Liguria di Ponente, c’è tutto questo sentimento per loro, mi chiedo cosa può aver ricevuto questa pianta in suo onore nelle altre regioni d’Italia dove la produzione di olio e la loro presenza, sono nettamente maggiori rispetto a noi. 

Un paese intero pieno di lapidi commemorative.

Un borgo bellissimo che vi ho fatto conoscere meglio perchè meritava di essere visitato.

Per ora vi lascio alla lettura di questi stralci di poesia, vi lascio a questo tripudio, a termini incisi e affettuosi da chi ha saputo, solo con le parole, rendere un omaggio fantastico.

Buon proseguimento, io vado ad aspettare di poter raccogliere due olive per  metterle in salamoia.

Ma non è finita. Di Villa Faraldi, ho ancora una cosa da mostrarvi ma non vi dico nulla, ovviamente è una sorpresa.

Un forte abbraccio, vostra Pigmy.

M.

Villa Faraldi accoglie Fritz Roed

Adombrata un poco dalla magnificenza di Cervo Ligure, sicuramente più conosciuto e, si dice anche, più bello di lei, Villa Faraldi è in realtà un borgo spettacolare.

Sulla collina dietro la città di San Bartolomeo e di Cervo appunto, se ne sta lì, come in attesa. In attesa di essere visitata. E merita, merita davvero. Andiamo a scoprirla insieme.

Sorpassiamo le coltivazioni di Ulivi e ci inoltriamo nelle sue strette stradine. Possiamo notare subito alcune sue particolarità.

Tante lavorazioni in ferro battuto, lastre di Ardesia appese alle case, statue in bronzo.

Eh si topi, vi sto portando dove ha vissuto e lavorato il grande scultore Fritz Roed. Tante sono le sue opere d’arte qui a Villa Faraldi. Di lui, Adele Menzio dice: “E’ dotato di un senso dell’ironia sottile, intrigante, autenticamente intellettuale. La sua visione della realtà è aliena da complicanze trascendentali o da visioni situate a livelli che non siano immediatamente e concretamente percepibili. La vita è bella, tutta da godere, assaporare, vivere intensamente minuto per minuto. Fritz, ama il mondo così com’è…“.

Le due foto che vi mostro ora, sono solo due delle creazioni di quest’uomo. Due delle sculture che, Villa Faraldi, protegge gelosa da tempo.

La prima è l’insegna dell’unica trattoria di questo paese, l’osteria “Bella Vista”, dal quale portico si può davvero godere di tutta la bellezza di questo antico borgo, mentre la seconda è una statua rappresentante la piccola Karoline, dietro la piazza della chiesa.

Villa Faraldi, e i due paesini vicini, Tovo e Tovetto, rendono autenticamente gli onori a questo loro amico norvegese. Ma cosa dice lui del paese che lo ha accolto? Eccolo: “Vivo e lavoro in un paesino della Liguria, nel bel mezzo di un paesaggio creato dal Padreterno in un momento di buon umore. (A mio avviso questa frase è bellissima). Nei particolari invece, si vede l’opera del contadino. Il villaggio di Villa Faraldi è fatto a mano. Si sente il ritmo del paesaggio sotto i piedi, nell’intrecciarsi delle viuzze che penetrano, attraversano, aggirano il corpo stesso delle case. I miei amici sono coltivatori di olivi. All’avvicinarsi dell’inverno, vestono la madre terra come se fosse una donzella invitata al suo primo ballo. Grandi reti bianche e rosa, danzano intorno alle sue gambe, raccogliendo laghetti di olive. L’antitesi di tutto questo è Milano, la febbre nel sangue, tecnologia, efficienza ed industria all’insegna del cosmopolitismo. La mia aspirazione? Cercare modestamente di fare da tramite tra le due sfere, di fare il testimone degli aspetti gioiosi della vita“.

Sì. Di opere di Fritz, ne è piena anche la città di Milano e in particolar modo Piazza Duomo offre la dimostrazione de La Sveglia, un’ opera davvero caratteristica.

La sua creazione migliore invece, è per me, la porta della chiesa di San Sebastiano in Tovetto, ma questo è un altro post. Merita di essere protagonista assoluta.

Villa Faròudi, come si dice in ligure, ospita all’incirca 430 persone delle quali 80 sono stranieri, gli altri contadini per la maggior parte e abili costruttori. Non è raro infatti incontrare persone che, durante il sabato e la domenica, finiscono di realizzare o migliorare la loro casa.

Anche questo borgo, appartenuto alla Repubblica di Genova, come tutta la Liguria di Ponente, fu un antico Feudo del Marchesato di Clavesana.

Il suo principale evento è il Festival delle pitture e sculture in collaborazione con la Galleria di Stato della Norvegia. Esso è iniziato nel 1984 e, con l’andare del tempo, si è arricchito sempre di più, comprendendo anche musica, danza e teatro, divenendo così un’importantissima manifestazione estiva nazionale ed internazionale dove si possono assaggiare anche i due vini tipici della zona, produzione maggiore, assieme a quella dell’olio, che sono il Pigato e il Vermentino. Si può sentire il loro profumo passeggiando sulle stradine di mattoni rossi.

Si possono vedere i tipici colori delle case sella Liguria, il giallo, il rosa, l’azzurro, quei pastelli che ci fan sentire nel nostro mondo.

Si possono vedere statuette della Madonna incastonate nelle pareti delle case dentro a delle piccole grotte. C’è minor culto mariano rispetto alla mia valle ma non mancano mai qualche cappella o qualche simbolo religioso neppure qui.

Non ci vuole molto per ammirare questo villaggio. Ma è bene soffermarsi con calma e osservare cosa ci mostra.

Io, mi ci soffermerei delle ore e, per farvi apprezzare meglio quel che vi spiego, vi lascio altre immagini che potete andare a vedere sul mio album di flickr, come sempre, qui alla vostra destra.

Per oggi mi fermo. Le mie zampette han già girato tanto. Mi riposo qualche po’ e poi vi porterò in una nuova avventura. Un abbraccio a tutti.

M.

Saint Paul de Vence

Eccolo, immobile, in alto sulla sua collina, sembra dire – Qui nessuno può arrivare! -.

Protetto dalle sue mura fortificate è uno dei paesi medievali più belli ch’io conosca.

Situato nel verde, tra Nizza e Antibes offre un panorama fantastico e, tutt’intorno, c’è del bello, ben tenuto quanto lui.

Questa volta vi porto via dalla mia valle e vi faccio conoscere un ambiente più sulla costa, molto affascinante. Il mare che si può ammirare affacciandoci da ciò che lo circonda, verso sera, brilla d’oro, in quanto il tramonto, su Saint Paul de Vence, ha spesso i toni del giallo ocra.

Se però ci soffermiamo qualche minuto oltre il calar del sole, possiamo vedere il paese avvolto dalla luce calda e arancione dei suoi lampioni.

Siamo in Costa Azzurra, nel territorio di Cagnes sur Mer.

Dal punto di vista romantico vi accorgerete, leggendo questo post, quanto può offrirvi in un week-end o in una breve vacanza, questo piccolo borgo ma, oltre a tanti altri suoi pregi, Saint Paul ha l’arte come caratteristica incontrastata, che si fa notare in ogni suo angolo.

Guardate, ad esempio, questo cavallo realizzato unicamente con ferri per gli zoccoli.

Basta pensare alla fondazione Maeght per presentare l’arte moderna e contemporanea e sapere che qui è morto, a 97 anni, ed è sepolto, il grande Marc Chagall, pittore russo dalla cultura e religione ebraica.

Si può notare, il passaggio di Calder o Lèger o Mirò o ancora Picasso, tutti indimenticabili. Ma l’arte la vedremo meglio strada facendo.

Dopo aver parcheggiato la topomobile, ovviamente fuori dalle mura, la prima cosa che incontriamo e ci fa capire di essere giunti a destinazione, è il campo da petanque di questo paese che vanta il campo più antico al mondo. Qui, chiunque pratica questo sport, o hobby: donne, uomini, anziani, bambini.

Ne vanno così orgogliosi che gli hanno addirittura dedicato un monumento. Un mucchio di bocce saldate tutte quante insieme. E si gioca ovunque, per le strade, nei giardini, nei parcheggi, ovunque ci sia un pò di terra battuta. Tutti hanno delle boules in casa o addirittura in macchina pronte per l’uso.

Solo una porta ci consente di entrare nel cuore di Saint Paul e visitarne i vicoli intrecciati, la porta Reale, una porta difesa dall’originale e vecchio cannone di Lacan che ha sempre protetto questo magnifico borgo da ogni tipo di attacco.

Le pareti hanno un fascino particolare, si cammina sotto muri e archi di pietre incastrate tra loro e il pavimento non è da meno. Ecco con che precisione sono stati messi i sassolini a terra, quasi a voler creare un pavimento antiscivolo formando come dei piccoli soli. Davvero originale.

Iniziamo ora a respirare la vera aria di Saint Paul, davanti a noi o di lato, una distesa di botteghe si mostra in tutto il suo splendore. Caratteristiche, colorate, profumate, ognuna vende, o presenta, qualcosa d’introvabile nel resto del mondo. Ma queste opere non sono solo dietro ad una vetrina, ti circondano anche, puoi toccarle o ammirarle. C’è da rimanere estasiati e si ha l’imbarazzo della scelta nel voler acquistare qualche pezzo di artigianato.

Le statue invece, che troviamo nelle piccole piazze, sono solitamente create con il bronzo. Sono statue che rappresentano la storia locale e che spesso ti danno il benvenuto all’inizio di qualche vicolo nuovo (anche se vere e proprie gallerie d’arte di certo non mancano).

Si, perchè sono appunto queste vecchie stradine la vera forza di questo borgo, stradine che ti permettono di conoscere scorci stupendi, ovviamente da fotografare senza tralasciare il fatto che sono tutte pulitissime.

Dovunque ti giri, c’è un tetto, una casa, un’insegna che ti portano in un mondo antico e mai conosciuto prima. E’ lì che si spendono gli scatti migliori e allora… click di qui, click di là, cercando di immagazzinare più immagini possibili.

Intravedere il mare tra due villette dalle mura storte o seguire con gli occhi un ciottolato pieno di scalini, che chissà dove va a finire. A volte, quella che sembra una casa pittoresca e tutta infiorata, è in realtà un ristorantino intimo dalla squisita cucina. E’ proprio qui infatti che si possono gustare ottimi piatti della campagna provenzale in un clima stupendo, sulle terrazze all’aperto e petali di rose sulla tovaglia.

L’aria è tersa e il sole splende costantemente. Siamo infatti ai piedi delle Alpi Marittime e non si può desiderare di più.

Saint Paul de Vence è da osservare tutta, senza tralasciare nulla, solo così si possono notare anche il piccolo laghetto artificiale di pesciolini rossi e quello delle anatre e tartarughe con superbi cigni che ci sguazzano all’interno e si spettinano felici per un misero tozzo di pane.

E cosa dire della grande fontana, creata nel 1850, un vero monumento storico e punto d’incontro per gli abitanti del paese. Un tempo, si radunavano intorno a lei, attori, artisti e musicisti, oggi, orgogliosa in mezzo alla piazza, alla fine di Rue Grande, è il riferimento di chiunque.

Simpatica è anche la fontanella più piccola davanti alla galleria d’art moderne, circondata da piante e fiori, dove un simpatico pesce, dipinto a mano, indica che l’acqua è potabile.

I fiori di questo borgo… ce ne sono tantissimi, veri e propri giardini profumatissimi e curati, quasi sempre cornici di qualche bella dimora. Non solo, gli abitanti di questo piccolo paese cercano di abbellire le loro abitazioni in ogni modo, c’è chi appende fuori casa quadri trattati che possono resistere alle intemperie, chi appende un nome originale vicino ad un campanello altrettanto originale fatto a forma di lanterna, chi invece preferisce far rivestire tutta una parete completamente di edera o vite. Questa è proprio un’usanza e la si nota davvero spesso. Rallegra e non c’è nemmeno una foglia secca, tutte di un verde luminoso o un rosso scarlatto. Lo farei anch’io al mio mulino se non avessi paura delle lucertoline e dei gechi che, nascondendosi tranquillamente sotto il fogliame, vivrebbero perennemente in casa mia. Orsù, non è proprio paura la mia, diciamo che ognuno dovrebbe stare a casa sua, visto che già condividiamo un intero boschetto.

Ma torniamo a noi. Giriamo intorno alla grande fontana, praticamente al centro del paese. Tutti la fotografano, è proprio una star. Sopra di lei, la terrazza-veranda di un elegante hotel che offre camere con vista mozzafiato. Ma lo sapete che Madame Fontaine è una delle più celebri di tutta l’intera Francia? Eccola in tutto il suo splendore. Come vi dicevo, ci giriamo attorno per proseguire verso la fine del paese.

Intorno a noi altre opere d’arte scolpite direttamente nei muri, alcune religiose, altre no, e insegne in ferro battuto con pomi di ottone (senza manici di scopa!). Non possiamo fare a meno di vedere altri scorci interessanti, che invidia queste casette, son così belle e tutte rigorosamente in pietra. Attaccate a loro, i nomi delle vie, sono scolpiti su semplici lastre di ardesia in caratteri antichi.

Era in una di queste case che, con l’arrivo dei Romani, si ebbe “la cura della vite”, veri e propri bagni nell’ uva in fermentazione; erano ritenuti validi contro le malattie della pelle o problemi di calcificazione delle ossa.

A Saint Paul, si celebra ancora oggi la festa di San Vincenzo, patrono dei viticoltori ed è per questo che la vite è usata anche per abbellire le abitazioni e abbellisce tutta Saint Paul, insieme a qualche tocco di fucsia della Bouganvillea.

Molte voci giurano inoltre che l’uva qui è dolcissima, così buona da essere considerata una delle migliori di tutto il Sud della Francia.

Giungiamo in fondo al paese e possiamo appoggiarci alle mura originali facendo attenzione visto che non c’è protezione. Tutto è come un tempo, solo i tratti davvero più pericolosi sono stati sbarrati. Quello che i nostri occhi possono vedere è splendido, davanti a noi si stende tutta la collina e tutto il mare fino a perdita d’occhio.

Sotto di noi, l’ordinatissimo e grazioso camposanto che ospita anche i coniugi Maegh che ho citato prima. Com’è ben tenuto! E guardate come siamo alti!

Dobbiamo salire dei gradini consumati per poter arrivare dove siamo, ci sono ancora le postazioni delle sentinelle e gli enormi bastioni ai quattro vertici di questa fortificazione. Tutte costruite intorno al 1450.

Potete notare ancora le porte in legno e ferro ma soprattutto le feritoie dalle quali gli arcieri schioccavano le loro frecce o lanciavano tizzoni ardenti, ovviamente più larghe verso la parte interna e più strette dalla parte esterna. Eh si, bisognava stare ben accucciati e non farsi vedere. Possiamo toccare con mano le pietre usate per costruire tutto ciò e possiamo renderci conto che solo la terra le teneva insieme. Alcuni ritocchi con della calce o del cemento sono stati fatti ultimamente in alcuni punti più esterni ma, ciò che realmente compone il tutto, è argilla impastata con acqua e null’altro.

Andiamo via da qui e passeggiamo ora passando più lateralmente per ammirare anche le altre vie di Saint Paul. Vogliamo dirigerci verso Place de l’Hospice ed è cercando di raggiungerla che possiamo appagare i nostri occhi guardando altri pezzi di paese, la cura con la quale è mantenuto.

Passiamo sotto ad archi ricoperti di fiori o foglie e, quello che ci accompagna, può essere o un buonissimo profumo di spezie o una musichetta leggera e medievale. Emozioni che risvegliano i nostri sensi uscendo dalle botteghe del paese.

Botteghe che si raggiungono scendendo dei gradini e sembrano scavate nella roccia oppure, i più egocentrici, hanno voluto creare il loro negozietto e incorniciarlo tra immensi quadri e voluminose sculture.

Camminando incontriamo anche una delle statue simbolo del paese, molto alta, è la statua dell’uomo senza volto, rappresentante un signore senza la bocca e con naso e occhi appena stilizzati e, in punta di piedi, con in testa un bel cappello. Mi spiace non essere riuscita a conoscere il nome dell’autore. Potrebbe vagamente ricordare “l’uomo con la bombetta” di René Magritte.

Eccoci arrivati nella piazza, abbiamo praticamente finito il nostro tour e visitato questo storico e magico luogo ma se volete potete ammirare altre sue foto sul mio album, come spesso, mi piace mostrarvi.

A questo punto non ci rimane altro che dare un’ultima occhiata al panorama che ci regala e andarcene salutandolo con un dolce – Au revoir! – e la promessa di ritornare presto, anche perché, è un paese molto piccino ma per visitarlo completamente e cogliere tutto ciò che offre, bisognerebbe starci almeno due giorni.

Spero che anche questa avventura vi sia piaciuta come le altre, un arrivederci anche a voi, vostra Pigmy.

 

M.