Nuvole, nuvole, nuvole!

Io e Niky, oggi abbiamo deciso di farvi un regalo; un regalo un pò particolare. Abbiamo deciso di regalarvi le nostre nuvole e, insieme, le abbiamo fotografate per voi.

Cos’è una nuvola lo sapete tutti. Un’insieme di piccolissime particelle d’acqua e/o di ghiaccio, sospese nell’aria. A volte è più intensa a volte è più rada e, a seconda della sua formazione, assume nomi differenti: Cirri e Cirrocumuli quando è “a pecorelle” (come diciamo noi) cioè a batuffolini e ad alta quota. Nembostrati, quando sono basse, pesanti e dalla forma allungata. Cumulo e….. qualcosa… quando sono le classiche nuvolette che possiamo trovare in un fumetto.

Basta, altri nomi, so che esistono, ma non li conosco, ma tanto non sono qui oggi per insegnarvi lo studio sulla nube, anche perchè non sono la nipote di Giuliacci.

Sono qui oggi per regalarvi le mie sensazioni. Quel che le nuvole possono darmi. Emozioni diverse. E, con la mia socia, ne abbiamo immortalate alcune. Ognuna mi dona, e scommetto anche a voi, diverse sensazioni.

Anche per voi è così, vero?

Alcune nuvole, mi opprimono un po’, quasi mi rattristano, altre invece mi divertono e passo ore a guardarle. Si muovono, formano dei disegni in cielo, si rincorrono, volteggiano.

Il grande Fabrizio De Andrè, poeta anche della natura, ha saputo, utilizzando splendide parole, descriverle e vorrei riportarvi qui questo suo testo:

LE NUVOLE

Vanno

vengono

ogni tanto si fermano

e quando si fermano

sono nere come il corvo

sembra che ti guardano con malocchio

Certe volte sono bianche

e corrono

e prendono la forma dell’airone

o della pecora

o di qualche altra bestia

ma questo lo vedono meglio i bambini

che giocano a corrergli dietro per tanti metri

Certe volte ti avvisano con rumore

prima di arrivare

e la terra si trema

e gli animali si stanno zitti

certe volte ti avvisano con rumore

Vanno

vengono

ritornano

e magari si fermano tanti giorni

che non vedi più il sole e le stelle

e ti sembra di non conoscere più

il posto dove stai

Vanno

vengono

per una vera

mille sono finte

e si mettono li tra noi e il cielo

per lasciarci soltanto una voglia di pioggia.

A questo punto non ci sarebbe nemmeno bisogno ch’io vada avanti con il post. Ha già detto tutto lui e, meglio, non poteva fare. Ma per qualsiasi sensazione ch’esse vi possano regalare, io e Niky ve le offriamo in queste immagini.

Sono le nuvole della mia valle ma anche le vostre perchè passano, ci guardano e continuano nel loro viaggiare chissà fin dove!

E attraversano monti, mari, strade, cieli, terre intere. Trasformandosi, ma son sempre loro. Quindi, quando guardate una nuvola, pensate che forse è passata anche da noi e vi porta il nostro saluto.

Le nuvole sono spesso protagoniste di poesie, canzoni e filastrocche, per non parlare di studi e ricerche ma troppe poche volte le ammiriamo intensamente eppure sanno creare spettacoli incredibili.

Possono essere candide e immacolate o lasciarsi colorare dal sole di tinte calde e tenui che le rendono la manifestazione più romantica che ci sia. Possono portare pioggia o semplicemente farci ombra. Toccarci o rimanere sulle nostre teste. Possono far filtrare i raggi tra di loro, in uno scenario quasi divino, o diventare lugubri e misteriose in una notte buia davanti alla luna piena. Possono essere dense, impenetrabili o leggere, impercettibili. Possono avvolgere la cima di un monte o un arcobaleno. Per poi, a volte, sparire del tutto e lasciarci a bocca aperta sotto un manto completamente turchese.

E oggi le scavalchiamo con aerei e macchine volanti, ci sentiamo più potenti, ma son sempre loro, alla fine, a decidere se dobbiamo uscire di casa con l’ombrello oppure no.

Questo è il nostro regalo per voi, fotografato man mano che i giorni passavano. Spero tanto vi sia piaciuto.

M.

Poetico Viburno

Come faceva a mancare, una pianta così, nella campagna di quella romanticona della mia socia? Guardate che bellezza, che trionfo di splendore. E il suo profumo, e il suo candore! Uh! Sto diventando poetessa anch’io!

Topi, vi sto descrivendo il Viburno, una pianta dalla particolare bellezza con meravigliosi fiori che si aprono a ombrello e la rendono ancora più incantevole. Fiori che, data la loro forma, gli conferiscono il buffo sinonimo di “Palla di neve”.

Il suo nome scientifico è Viburnus Opulus. Nella mia Valle ce n’è un po’ ovunque, sia coltivato che spontaneo, e di diverse qualità. Vi parlo della pianta alla quale è stata dedicata la famosa canzone russa “Kalinka”. E’ stata la musa ispiratrice di Giovanni Pascoli ne “Il gelsomino notturno”. Inoltre, è la pianta protagonista de “L’albero delle nebbie” del poeta Umberto Piersanti.

Il Viburno è colui che confessa. “Senza di te potrei morire”: questo è il messaggio che indica nel linguaggio segreto dei fiori. E’ un arbusto che può raggiungere i 10 metri d’altezza, per lo meno quello classico, perché ci sono molte specie assai diverse tra loro, e alcune sono considerate veri e propri alberi.

E’ così bello da essere una delle piante più adatte a ornare parchi e giardini. Robusto, resistente, necessita di qualche ora di sole durante la giornata, ma si adatta facilmente agli ambienti più disparati. E’ una pianta che non patisce nulla, insomma, non per niente era considerata sacra dai Celti e nei paesi nordici.

Un ragazzo, diventato uomo e pronto alla battaglia, se avesse raccolto e tenuto con sè un rametto di Viburno, sarebbe diventato invincibile.

In Emilia Romagna è considerata maledetta perchè si dice che con essa, con le sue fronde potenti, Gesù fu legato alla croce.

In Friuli, invece, si pensava che la forza di questa pianta venisse usata dalle streghe, donne nubili e sole, per non far trovar marito alle altre ragazze del villaggio, invidiose della loro bellezza.

Meno male che, con il passar del tempo, ha avuto la sua giusta rivincita, questa magnifica pianta.

Nonostante la leggera tossicità, le sue bacche vengono ancora oggi, come un tempo, utilizzate per comporre tisane e decotti antiossidanti. Assumendolo in grandi quantità, invece, in tempi antichi procurava visioni profetiche, o almeno così si dice.

La sua maggior virtù è quella di cicatrizzare le ferite, ulcere comprese.

In Italia cresce spontaneo, prediligendo le regioni settentrionali e divenendo meno presente al Sud. Appartiene alla famiglia delle Caprifoliaceae, è cugino della magnifica Magnolia e tinge di bianco il territorio da Aprile a Luglio. Alcune specie sono sempreverdi, altre si spengono alla fine dell’estate per rifiorire l’anno dopo. E ognuna ha le sue forme, una diversa dall’altra. Bellissime.

Inseritelo nei vostri mazzi fioriti da regalare, farete un figurone topi!

M.