La Valle della divina Cloris

Ah, topi! In Valle Argentina non manca proprio nulla: storie di fantasmi, di spiriti, di amori travagliati e conti spietati. Racconti di streghe, di gnomi e di fate, di voci trasportate da secoli dal vento… Potevano forse mancare le divinità? Certo che no!

E allora oggi ve ne riporto una che forse non conoscete, state a sentire.

Glori

Nel cuore della Valle Argentina, nel territorio di Molini di Triora, si trova un piccolo borgo che negli ultimi tempi sta rifiorendo, amato e coccolato da abitanti giovani e volenterosi. Quello smeraldo incastonato nella corona montuosa che è la mia valle, ha un nome bellissimo e particolare: Glori.

Glori borgo

Badate, non ho scelto a caso lo smeraldo, perché Glori si trova in mezzo al verde traboccante di una natura generosa e rigogliosa, contornato da fitte e scoscese foreste, oltre che da acque cristalline che scendono in rivoli fino a valle. È uno scenario da fiaba, insomma, non si può non restare incantati e ammaliati da tanta bellezza e abbondanza.

vegetazione Glori

Si dice che il nome di questo borgo così bello, che nell’italiano corrente rimanda già a qualcosa di grande, epico e glorioso, derivi da un’antichissima divinità pagana, venerata dai nostri più remoti antenati: la ninfa greca Cloris.

A lei erano consacrati la Primavera, i fiori, i boschi, la crescita delle piante e della Natura tutta.

violette

Secondo la tradizione greca, la bella ninfa Cloris abitava nell’Eliseo, una terra irraggiungibile dai vivi. Era un regno paradisiaco al quale potevano accedere solo coloro che erano stati amati dagli dèi e che avevano abbandonato le loro spoglie mortali. Le anime di questi gloriosi vivevano in questo regno una nuova vita di beatitudine, nulla mancava loro. Lì tutto era accarezzato da brezze leggere, non esistevano il gelo tagliente degli inverni più rigidi, né l’infelicità e la carestia.

Glori paesaggio

Un giorno, tuttavia, Cloris fu portata via dall’Eliseo, rapita da Zefiro, dio che presiedeva al vento dell’Ovest. Egli si era perdutamente innamorato di lei e decise così di renderla una dea. I due si sposarono e Cloris cambiò il nome in Flora, divenendo la dea della vegetazione cara ai romani, legata anche alla fioritura dei cereali, alla crescita dei vigneti, degli alberi da frutto e di tutte le piante che danno alimento all’uomo.

Non è difficile immaginare il motivo che spinse le antiche genti che popolavano la Valle Argentina a intitolare il borgo alla ninfa Cloris, se la leggenda fosse vera come in effetti sembrerebbe.

Glori sentiero

Glori è un luogo di pace e beatitudine, che si avvicina bene alla descrizione del mitologico Eliseo. Sebbene si trovi a 593 metri sul livello del mare e sia distante circa 31 km dalla costa, la sua temperatura è mite, i suoi inverni mai troppo rigidi e tra i carruggi del paese si respira aria di armonia e serenità. I terreni che lo circondano sono davvero sinonimo di abbondanza: un tempo qui si coltivavano molto i cereali, che offrivano sostentamento a tutta la popolazione, e oggi gli orti e i frutteti sono carichi di delizie pronte per essere trasformate, proprio come se questi luoghi fossero ancora protetti dalla fiorente Cloris.

Glori orti

Ma Glori è anche luogo di fiori, e ce n’è uno in particolare che viene coltivato per il prodotto che se ne trae: lo Zafferano. Ed è prodotto per l’appunto da una giovanissima azienda, intitolata proprio a Cloris.

Insomma, non c’è da stupirsi se questo borgo ridente e pacifico fosse davvero consacrato a quell’antica dea che ancora oggi si rispecchia in un territorio che pullula di vita e abbondanza, che brulica d’amore e armonia.

Io ve l’ho detto, topi! La mia è una valle… divina!

E ora scendo dall’Olimpo (ehm… volevo dire dal Saccarello!) per scovare qualche altra storia da raccontarvi!

Un bacio glorioso a tutti.

Il valore della Valle

Topi miei, sabato 9 giugno, come chi mi segue su Facebook saprà, si è tenuto a Molini di Triora un evento davvero molto bello organizzato da Legambiente, la pro-loco e il Comune di Molini. Il titolo della manifestazione era già tutto un programma: Il valore della Valle, che giungeva alla sua seconda tappa dell’iniziativa Carovana delle Alpi.

Un impegno notevole, quello degli organizzatori, che ha dato i suoi frutti nel riscontro positivo delle partecipazioni.

Il valore della Valle è stato toccato con mano da tutti coloro, me compresa, che hanno potuto percorrere l’itinerario proposto alla scoperta dei sapori, delle tradizioni e della storia di un paese che ha tanto da offrire, di una comunità che sa mettersi in gioco con impegno, per mostrare il lato più bello di sé.

Si è trattato, almeno per la prima parte della giornata, di un percorso itinerante che per me è iniziato lungo il torrente  Capriolo, là dove fino a pochi anni fa si trovava il Laghetto dei Noci, spazzato via dalle alluvioni che colpiscono la mia terra in modo sempre più frequente. Ci si sta attivando per ripristinare questo bene prezioso di tutta la comunità molinese e, nel frattempo, il primo passo verso la rinascita di questo simbolo del paese è rappresentato da un luogo raccolto ed emblematico: Il Mulino Racconta.

il mulino racconta molini di triora

Dico emblematico perché si respira la volontà di riportare le bellezze del passato ai giorni nostri, di ritrovare quella connessione con le origini che col tempo è andata perduta. Si racconta che, ai suoi tempi d’oro, Molini possedesse ben 23 mulini, le cui ruote giravano grazie alla forza dell’acqua, elemento base e fondamentale per tutta la Valle. E poi vi si macinava il grano, presente in abbondanza sulle fasce di tutto il territorio, ma in particolare di quello triorese, che fu addirittura granaio della Repubblica di Genova.

Il mio percorso, topi, è iniziato proprio lì, in quel Mulino in cui mi sentivo come a casa mia. Insieme ad altri compagni d’avventura, sono stata accolta da Claudia Aluvisetta, psicologa, che ci ha introdotti nel Viaggio dell’Eroe alla scoperta della propria identità. I viaggi, si sa, trasformano, e noi siamo stai invitati ad aprirci al cambiamento che quel tour avrebbe suscitato in noi. Le pareti del Mulino, con le sue scale dai gradini ripidi e le sue salette interne, erano costellate di fotografie provenienti da ogni dove che avevano come comune denominatore il tema dell’acqua.

 

Acqua che scorre, acqua stagnante, acqua che lava, che scava, che leviga… Ma anche acqua che nutre, che ritempra, che dona vigore agli occhi di chi la osserva e la tocca. Che elemento meraviglioso! Senza di essa, non esisterebbe la Vita, neppure la nostra esistenza sarebbe possibile.

E l’acqua è uno dei principali ingredienti di un cibo importante, che ci ha condotti alla seconda tappa del tour: il pane. Entrati nel forno di Molini, siamo stati accolti da Roberto Capponi e dal profumo inconfondibile di questa prelibatezza che è il Pane di Oz. Lui e Simona ci hanno spiegato la composizione del forno, il procedimento di lievitazione e di cottura di un pane antico e rinomato, ma questo, topi miei, richiederà un articolo a parte. Posso solo dirvi che, tra i prodotti presentati  sabato, ho avuto l’occasione di assaggiare un pane realizzato esclusivamente per quel giorno speciale, nel cui impasto erano presenti lavanda e miele. Era tanto buono da togliermi gli squittii di bocca, tutta intenta com’ero a passarmi quel bocconcino da una guancia all’altra per assaporarlo il meglio possibile.

forno Pane di Oz Molini di Triora

Lasciato il forno, ci siamo diretti nel cuore di Molini, là dove si trova una delle numerose perle nascoste del paese: Casa Balestra. Quanta storia, tra quelle mura! Si respira, è tangibile e permea ogni cosa. E’ un’antica dimora adibita a museo risalente all’Ottocento, e percorrendo le sue sale mi guardavo intorno come fossi ancora una piccola topina, con gli occhi luccicanti per l’emozione. Tutto parla, dentro quella casa. Ogni oggetto, ogni cimelio di famiglia avrebbe qualcosa da raccontare, ma il tempo stringeva, tornerò un’altra volta con la dovuta calma, per fermarmi a raccogliere e a fare tesoro di tutte le ricchezze che si trovano al suo interno. La stalla dell’asino e della pecora sa di tempi antichi, così come le sale e le camere da letto, che pullulano di ricordi legati alla guerra, ma che testimoniano anche una cura nei dettagli e l’amore per l’arte in tutte le sue forme.

 

E qui, dislocate tra il primo piano, il secondo e la terrazza, abbiamo incontrato nuove guide di questo viaggio eroico alla scoperta dei segreti di Molini. Mario Marino ci ha introdotto all’aromaterapia e alla sua importanza nella guarigione di patologie talvolta anche importanti. Parlando di aromaterapia, è sorto spontaneo il collegamento con un’azienda storica della mia Valle, l’Antica Distilleria Cugge, che da generazioni coltiva la Lavanda angustifolia dividendosi tra Agaggio e Drego, a 1200 metri di altitudine.

idrolato antica distilleria cugge valle argentina agaggio

E l’ho incontrata, una delle due sorelle Cugge, ho avuto finalmente il piacere di sentire la sua voce mentre enumerava le virtù di questa pianta, ampiamente utilizzata anche in tempi antichi in tutta la Valle Argentina. L’olio essenziale che estraggono dai fiori ha un profumo intenso e fresco, inalarlo dona un senso di pace e tranquillità. Tuttavia c’è un altro fiore la cui coltivazione è stata recuperata di recente, in diverse zone della Valle: lo Zafferano.

zafferano Clorìs Glori

Quant’è buono, amici topi! Luca Papalia, volenteroso giovane di Glori, lo coltiva con passione e dedizione infinite. Avete idea della pazienza che ci voglia nel raccogliere, rigorosamente a mano, tutti i fiori di Zafferano? E, ancor di più ce ne va per estrarre i pistilli, tre per ogni pianta; un lavoro che si fa la sera, tra le mura di casa, ai ritmi di un tempo. Perché, in fondo, è bello ritrovare la genuinità dei gesti degli anziani, che lavoravano quando ancora nessuna macchina si era affacciata sulla vita contadina. C’è un altro prodotto che Luca sta recuperando nella sua neonata azienda agricola Clorìs e sul quale sta scommettendo: i fagioli antichi di Glori, le muneghette. Son belli, di un bianco simile a quello delle perle.

Lasciata Casa Balestra e le sue straordinarie bellezze, abbiamo avuto tempo per fermarci a mangiare qualcosa. Era ormai ora di pranzo, la fame si faceva sentire. E allora è stato d’obbligo fare una sosta al Santo Spirito.

Hotel Santo Spirito Molini di Triora

Per l’occasione è stato preparato un buffet a degustazione, mi son sentita come a casa mia in mezzo ai piatti tipici della tradizione, che conosco così bene: torta di verdure, legumi, pane spalmato col brüssu, torta di porri e patate, pomodori freschi, panissa, fave, olive… Che bontà, che accoglienza!

Riempita la pancia, è arrivato il momento di continuare il tour al Santuario della Madonna della Montà, che ha aperto i battenti per noi. Siamo passati vicino alle lapidi, tra ricordi lasciati sui resti dei propri cari, candide sculture di angeli che fanno da guardiani a quel luogo di silenzio e riposo. Lì si staglia l’edificio religioso, pieno di bellezza. E’ stato Gianluca Ozenda a svelare i segreti del Santuario, lo ha fatto con occhi vispi, guizzanti di passione per quell’orgoglio tutto molinese. C’è un affresco risalente al 1425, scoperto in tempi relativamente recenti, ma non vi dirò come ci si è accorti della sua presenza, rimasta celata per molto tempo: ve lo racconterò un’altra volta. Anche qui sono tante le cose che meritano di essere dette, trasmesse, ma ci sarà modo di farlo più avanti.

 

A concludere questo viaggio sensoriale ed esperienziale c’è l’intervento di Floriana Palmieri, insieme a quello di Daniela Lantrua e delle autorità e degli esponenti di Legambiente e della pro-loco, oltre che di tutti i professionisti che hanno partecipato attivamente all’iniziativa. E’ stato offerto un rinfresco conclusivo, ricco dei piatti della tradizione, in cui ognuno ha messo del suo per dare vita a un momento di condivisione e raccoglimento per festeggiare la Valle a il borgo di Molini di Triora.

Nella conferenza finale si è parlato di turismo, di un nuovo modo di dare valore alla Valle. Si è parlato delle problematiche di un territorio come quello ligure, ma anche di progetti, sogni e innovazioni. Ne è emerso un quadro di positività e intraprendenza, di volontà di mettersi in gioco, perché in fondo migliorare è possibile e il territorio di Molini, così come quello degli altri borghi che si tengono per mano seguendo il corso del torrente Argentina, ha molto da offrire e tanto da raccontare al viaggiatore-eroe intenzionato a trovare il Sacro Graal della sua esperienza tra le montagne e i borghi: il contatto umano, la tradizione che si rinnova senza perdere genuinità, la novità che si mescola a ciò che è stato. E queste cose la mia Valle sa e può donarle, su questo non ho alcun dubbio!

Un saluto dalla vostra Pigmy.